sabato 30 settembre 2017

Frugale

La prima parola che mi è venuta in mente era "frumioso". Solo in un secondo momento mi sono ricordata che non potevo trovarla in un dizionario. Accidenti a Lewis Carroll e alle sue non-parole così evocative da rimanermi infilate in testa! Quindi l'ho scartata e ho puntato su un termine dal suono simile.

Frugale [fru-gà-le] agg. Misurato, sobrio; riferito al cibo, semplice; estens. senza particolari esigenze.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Ho sempre sentito la parola frugale associata al cibo, perciò è da lì che sono partita. La mia prima idea era l'immagine di un gruppo di avventurieri che si ferma per un pasto poco sostanzioso, ma... avendo già scritto di viaggi ultimamente, ho preferito rimanere su una situazione "stanziale". Benvenuti alla casa dei Fratelli degli alberi.


Non avevamo bisogno di molto, nella casa della Fratellanza. Acqua e sole bastavano alla metà di noi che aveva radici; quanto all'altra metà, conduceva una vita frugale, scandita dai momenti conviviali e dai rispettivi compiti nella comunità. Pane di segale, formaggio e succo di mela erano sufficienti per la colazione, ma quella mattina Luzian aveva portato in tavola un barattolo di miele, dono della sua famiglia da oltre le colline. Splendeva come oro alla luce che entrava dalle finestre, e davvero, era oro per noi.
Mi girai verso una delle sorelle più giovani. – Seti, per favore, vai a chiamare Castai?
Ci fu un mormorio lungo il tavolo. Castai non si alzava prima delle undici, e quando lo faceva, lo sentivamo brontolare e lamentarsi fin dal giardino.
Isme, la sua apprendista, mugugnò: – Dobbiamo proprio rovinarci la giornata? Io dico di non svegliare l'Ulivo che dorme...
Ma Seti già correva su per le scale, ridendo e grattandosi le braccia.
La vecchia Menes scosse la testa. – Dobbiamo fare qualcosa per gli afidi nel suo Roseto, prima che si scortichi la pelle. Devono darle un gran bel fastidio!
Non le risposi. Masticai un pezzo di formaggio, chiusi gli occhi e mi abbandonai alla carezza del vento tra le foglie del mio Faggio, l'albero a cui ero legata. La pace non durò a lungo: poco dopo, alle mie spalle, si levò la voce di Castai.
– Ve l'ho detto un milione di volte! A che pro svegliarsi presto se tutto ciò che devo fare tutto il santo giorno non è altro che sentire quelli di fuori lamentarsi di noi. Isme! – Castai si sedette di peso sulla panca, e senza spendere un solo commento sulla novità della giornata, si spalmò una generosa porzione di miele su una fetta di pane. – Diglielo, no, diglielo com'è là fuori... manca solo che si radunino con le accette per buttarci giù la casa.
Scorsi il sorriso di Menes al di là del tavolo, e ricordai quello che mi aveva detto l'estate scorsa. Castai non era frugale in niente, neanche nelle parole. Ma era un fratello. Era uno di noi.

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