sabato 12 settembre 2020

Propalare

Propalare [pro-pa-là-re] v.tr. [sogg-v-arg] Diffondere, divulgare qualcosa, specialmente cose che dovrebbero restare segrete.

Etimologia: proviene dal latino medievale propalāre, composto da pro, "avanti", e pălăm,  "apertamente, palesemente".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Avevo mantenuto il segreto fin da quando ne avevo veduto uno da bambino. Abitavo a nord a quel tempo, molto più a nord, in un luogo di lunghe notti striate da luci danzanti. Appena arrivato, una di quelle notti ero uscito da solo a guardarle, e me lo ero trovato di fronte a una distanza di dieci metri, forse meno. Sotto i nastri di luce ci eravamo fissati, come incuriositi l'uno dall'altro; poi la creaturina grigia, poco più alta di me, aveva sollevato una mano dalle lunghe dita davanti alla bocca sottile. L'intera mano, non un solo dito, eppure, istintivamente, io l'avevo capito.
La mattina dopo, a colazione, non avevo propalato l'insolito avvistamento ai miei genitori. Un po' me ne vergognavo: ci eravamo trasferiti lì perché entrambi erano scienziati, impegnati nello studio dei ghiacci, e gli omini grigi non esistevano nel loro universo.
Ancora non sapevo quanto sarebbero diventati parte integrante del mio.
Notte dopo notte continuai a incontrarli. Loro non parlavano, eppure era come se lo facessero. Ogni mattina mi svegliavo un po' più consapevole. Forse, anche un po' più saggio.
Anni dopo, credo di essere diventato presso di loro una specie di ambasciatore. La nomina non è mai stata ufficiale, ma sta di fatto che ovunque io sia, sebbene mi sia trasferito molto di frequente per evitare problemi con i vicini di quaggiù, i vicini di lassù mi trovano sempre. E la cosa non può che farmi piacere, perché mi piace aiutarli. Ma l'ultimo trasferimento, fin da subito, si era rivelato piuttosto problematico. Tutta colpa di una certa vicina, la signora Emilia, il cui principale passatempo consisteva nel propalare qualunque segreto le giungesse all'orecchio. Non appena la conobbi, ovvero venti minuti dopo essere entrato nella mia nuova casa, capii che avrei avuto bisogno di tutta la mia astuzia per tenerla lontana dai miei silenziosi amici.
La situazione si complicò il giorno in cui non fui più l'unico in zona ad averne avvistato uno.

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