lunedì 28 agosto 2023

Delitto al limone


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Foto di Lukas da Pexels


Il detective Mela e il commissario Arancia ne avevano affrontati di casi difficili nella loro lunga carriera. Avevano risolto la sparizione dei fratelli Mirtillo e l'incidente di miss Banana, ma mai nessun caso si rivelò tanto intricato e impegnativo quanto l'omicidio del signor Limone.
– Abbiamo per le mani un limonicidio in piena regola – disse il commissario Arancia, che tra l'altro conosceva la vittima, suo lontano parente.
– L'unica cosa certa è l'arma del delitto – fece il detective Mela, indicando un enorme coltello che Pera, il medico legale del dipartimento, aveva già identificato sul luogo del delitto.
– Qui abbiamo finito, mandate tutto alla scientifica – concluse il commissario Arancia.
Era un giorno come un altro alla stazione di polizia di Cestino della Frutta, brulicante di attività mentre una schiera di Ciliegie, ognuna seduta alla sua scrivania, batteva a macchina o rispondeva agli insistenti squilli di telefono. Gli agenti Fragola e Albicocca, freschi di accademia, si preparavano a uscire in risposta a una chiamata, i soliti punk Ananas che imbrattavano tutti i muri della città con i loro graffiti, valutò il detective Mela, ragazzotti dalla faccia piena di brufoli e croste e un gran ciuffo verde in testa, altrimenti il vecchio capo Noce, che sbraitava ordini dal suo angolo, avrebbe inviato qualcuno più esperto di loro.
– Clementina, che hai per me? – chiese il detective Mela alla giovane segretaria, appoggiandosi alla sua scrivania.
– Una testimone per il caso Limone – replicò lei, accennando al corridoio alle spalle della sua scrivania. – Si è presentata spontaneamente. Vi aspetta alla sala interrogatori 1.
Il detective Mela si intrattenne ancora un po' con Clementina per scambiare quattro chiacchiere, finché il commissario Arancia non lo spinse via dalla scrivania di Clementina dicendo: – Smettila di importunare mia sorella, abbiamo del lavoro da fare.
– Non la stavo importunando! – si giustificò il detective Mela con una smorfia.
Aveva ripreso il suo cipiglio professionale quando raggiunsero la sala interrogatori, per quanto professionale potesse essere uno che faceva battute come "io faccio il poliziotto dolce e tu quello aspro?".
– Bene, signorina Pesca – disse il detective Mela, accomodandosi di fronte a lei. – Ci dica tutto.
Il commissario Arancia rimase in piedi in un angolo.
– È stato orribile! – strillò la signorina Pesca, scoppiando in lacrime. – Povero, povero signor Limone... Non aveva fatto niente, davvero. Oddio, era un po' acido, alle volte, ma non si meritava una fine così... tagliato in due, spremuto fino all'ultima goccia...
Il detective Mela le porse la scatola dei fazzoletti e la esortò: – Si calmi e ci dica tutto.
Nella sala interrogatori il caos, l'andirivieni e il vociare dello stanzone che fungeva da ufficio comune giungeva ovattato, e pareva quasi di essere in una bolla, lontano da tutti e protetti.
Forse fu per questo che la signorina Pesca, dopo essersi soffiata il naso un paio di volte e asciugato le lacrime, riuscì davvero a calmarsi e iniziò a raccontare: – Ero di passaggio vicino alla pianta del signor Limone, assieme ai piccoli acini di Uva e ai giovani Mora e Lampone a cui faccio da maestra, sapete... a ogni modo, a un certo punto vedo il signor Limone allontanarsi con tre tipi loschi, uno enorme e glabro, dal colorito verdastro, un secondo un po' più piccolo e con la pelle che sembrava tutta piena di cicatrici, e un terzo peloso da far spavento. Tipi con la scorza dura, vi dico io, gente da cui è meglio stare alla larga.
– Anguria, Melone e Noce di Cocco, si fanno chiamare – disse il commissario Arancia dal suo angolo. – Sì, conosciamo il trio. Vada avanti.
– Insomma, a vederli appartarsi così, tutti e quattro, ho affidato i piccoli alla mia collega Melagrana e sono andata a curiosare, sapete come sono... origliando, ho sentito che i tre discutevano di volerlo pestare, a quanto pare il signor Limone doveva loro qualcosa, una storia di liquidi da versare e poi... e poi...
I due, detective Mela e commissario Arancia, ascoltarono senza interrompere, in attesa che la provata signorina Pesca ritrovasse la voce.
– Non so da dove, ma è sbucato quell'odioso Pompelmo, lo sapete quanto ha sempre invidiato il signor Limone perché è molto più popolare e benvoluto e...
La signorina Pesca mimò l'atto di colpire qualcuno con un'arma affilata, e a quel punto, un'ombra cupa calò dall'alto sulla sala interrogatori, oscurando la rivelazione in atto.

– Bambini, quante volte vi devo dire di non giocare con la frutta! – li rimproverò la mamma, raccogliendo nel cestino tutti i frutti che i due monelli avevano sparso sul tavolo.
– Ma mamma! – tentò di protestare il più grande. – Avevamo quasi risolto il caso!
– Niente ma, venite tutti e due, la limonata è pronta.
I bambini si guardarono, poi il più piccolo fece spallucce e scese dalla sedia su cui si era messo in ginocchio. Il commissario Arancia si era arreso, a quanto pare quel caso sarebbe rimasto irrisolto, ma come diceva il detective Mela: se la vita ti dà un delitto col limone... tu fatti una limonata.

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