giovedì 8 novembre 2018

Il bosco degli amanti sfortunati

(racconto ispirato alla Sfida numero 9. Ho estratto a caso i due generi e stavolta ho completato il primo, rosa o romantico, prima di scoprire che la storia continuava come... un horror! Con solo due personaggi, ho spostato il punto di vista da uno all'altro.)


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
 
 
Non potevamo che incontrarci nel bosco. Di notte.
Guidati ogni volta dai nostri sussurri, da una fioca luce e dalla paura di essere scoperti. Lei mi accoglieva con un bacio, poi si rintanava contro il mio corpo, facendosi piccola affinché nemmeno le foglie potessero vederla, avvolta com'era nell'abbraccio del mio mantello. Bisbigliava parole contro le mie labbra, parole di timore e di speranza, alle quali rispondevo accarezzandole i capelli per rassicurarla, per infonderle una fiducia che nemmeno io avevo.
Non ci saremmo mai dovuti innamorare. Eppure, era successo. E dato che il mondo non sarebbe mai cambiato, non per noi, non avevamo che quegli attimi notturni rubati al tempo.
Mentre la stringevo a me, non riuscivo a fare a meno di pensare a cosa sarebbe accaduto se qualcuno ci avesse scoperti. Non l'avrei rivista mai più.
Sapevo che la nostra punizione avrebbe comportato molto più della nostra separazione, ma di tutto il resto non m'importava. Avrei potuto sopportare la tortura, o la prigione, o la morte, se fossi potuto restare con lei fino all'ultimo istante. Le accarezzai le guance e la zittii con un altro bacio... e quello che fu poi di noi, solo gli alberi lo sanno.
Non avevamo alcuna idea che quella sarebbe stata la nostra ultima notte. L'avremmo prolungata fino alle luci dell'alba, se lo avessimo saputo.
Ci dicemmo addio che era ancora buio.


Non mi piaceva incontrarci lì, ma non avevamo scelta. Il bosco era l'unico luogo in cui eravamo sicuri di non essere sorpresi assieme. Nessuno andava nel bosco, soprattutto di notte: si diceva che fosse infestato da branchi di Creature dall'Oltre. Era solo una leggenda, naturalmente, ma sufficiente a tenere lontano ogni uomo o donna di buon senso.
Mi sentivo al sicuro quando eravamo assieme.
Ma quando ci separavamo, mentre da sola tornavo al mio villaggio... allora, diventavo anch'io una donna di buon senso, e credevo alle leggende.
Il fruscio del vento tra le foglie diventava il respiro di una creatura ostile. Le sagome dei rami contro la luna trasmutavano in artigli pronti a ghermirmi. E allora acceleravo il passo, e il mio cuore correva più forte.
Quella notte, però, era diverso. Avrei giurato che ci fosse davvero qualcosa dietro di me, che m'inseguiva. Cominciai a correre.
Una parte di me mi diceva che era un pensiero da sciocchi, che non c'era nessuno alle mie spalle. Ma un'altra parte ascoltava decine di respiri ansanti, scricchiolii di rami, fruscii nel sottobosco, ringhi e latrati eccitati.
Guardai indietro per un solo istante, e li vidi. Occhi rossi.
Predatori, e io ero la preda.
Corsi più veloce che potevo tra i tronchi di alberi neri, col cuore in tumulto e il fiato spezzato. La fiamma della mia lanterna ondeggiò e si spense. La maledissi in silenzio e gettai via la lanterna. Tesi le mani in avanti nel buio in cui ormai brancolavo.
Le Creature dall'Oltre erano sempre più vicine. Riuscivo a sentire il loro fiato mefitico, a intravedere i corpi d'ombra deformi tra gli alberi. Gli occhi rossi erano ovunque, attorno a me.
Le Creature dall'Oltre si accucciarono e si leccarono le zanne. Non riuscivo più a sentire nulla che non fossero i miei singhiozzi spaventati. Il rombo del mio cuore impazzito mi tappava le orecchie.
Mi guardai attorno, in cerca di una via di fuga che non c'era.
I mostri mi balzarono addosso.
Caddi a terra, e cercai invano di difendermi con le braccia. I loro denti affondarono nella carne, e io urlai di dolore.
La mia unica consolazione era che lui era lontano da me e da quei mostri, era in salvo. Questo pensavo, prima che una delle creature lasciasse cadere un brandello di carne quasi irriconoscibile, se non per un occhio spalancato. Uno dei suoi bellissimi occhi azzurri. Ma il resto di lui ormai non c'era più.
Urlai una seconda volta, e continuai a urlare per il resto della notte.

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