giovedì 29 novembre 2018

Prossimamente... recensioni?

Ho già descritto da qualche parte in questo blog la mia propensione a quello che io chiamo "editing segreto", ovvero l'esame certosino dei romanzi o racconti pubblicati dai miei colleghi italiani. A questo scopo ho una libreria di e-book che sto leggendo con occhi da scrittore, o meglio, come se li avessi scritti io. Ne ho incontrati alcuni che riscriverei da capo a piedi, e per i quali mi metterei le mani nei capelli. Ne ho incontrati altri, invece, che mi hanno meravigliato, e tenuto avvinta alla storia fino all'ultima pagina, e dei quali posso dire "questo vorrei davvero averlo scritto io". Ed entrambi mi hanno insegnato qualcosa.

C'è un'idea che mi frulla da un po' nella testa. L'idea è di rendere il mio editing segreto... un po' meno segreto. Non potendo trascrivere un pezzetto di testo con le mie annotazioni e i cambiamenti che effettuerei (cosa che posso fare, in pubblico, solo con un brano che ho scritto io... su una storia altrui, senza il consenso dell'autore, è un atto decisamente sgarbato, contrario al galateo della scrittura!), un buon compromesso mi pare una recensione. Una recensione che riveli i punti dolenti e quelli sorprendenti, le mie annotazioni in forma condensata, con il minimo di spoiler possibile. Per renderla più ordinata potrei raggruppare le mie note in cinque categorie, e assegnare a ciascuna un punteggio da zero a due piume, che mi torna comodo sia per dare un numerino sul gradimento totale da zero a dieci, che per convertirle poi nella valutazione a stelline di Amazon, con una piuma che equivale a mezza stellina. Le cinque categorie sono:
  • Stile
  • Trama
  • Personaggi
  • Ambientazione
  • Altro
In ciascuna di esse potrei inserire ciò che segue, tenendo conto che almeno una parte di ciò che valuto come positivo o negativo è dovuto al mio gusto personale, o che ciò che risulta un problema in una storia potrebbe essere invece un tocco di classe in un'altra... tutto dipende da come si inserisce nel contesto, e dall'effettiva realizzazione.

Stile

Qui c'è la base della lettura, e della scrittura. Refusi, errori di grammatica, frasi poco scorrevoli o incomprensibili diminuiranno le piume assegnate allo stile, così come il salto continuo del punto di vista, se tale da confondere il lettore. Uno stile personale, coerente lungo tutto il romanzo, un narratore interessante da leggere e di cui riesco a sentire la voce nella testa, oltre a un numero di refusi ed errori molto esiguo (non dico zero, se ne scappa qualcuno non mi scompongo, l'importante è non trovarne uno ogni pagina o quasi!) sono note positive per quanto riguarda lo stile.
E dato che la lingua e lo stile è alla base del romanzo, sarò schietta: per me, un libro che non raggiunga le due piume in questa categoria non andrebbe pubblicato. Non almeno senza un buon giro da un correttore di bozze o l'aiuto di un lettore beta che aiuti l'autore a sistemare tutti quei piccoli o grandi problemi che attirano l'attenzione sulla superficie, distogliendola dal piacere della storia.

Trama

In negativo, una o più incoerenze nella trama, troppi spunti lasciati aperti e mai ripresi, una forzatura in un evento deciso a tavolino da una qualche divinità (l'autore!) per spingere la trama in una direzione senza altre giustificazioni all'interno della storia, oppure un ritmo troppo lento, o troppo veloce (e lo so, qui è anche questione di gusti) mi portano ad abbassare il numero di piume assegnate a questa categoria. Se non mi incuriosisce abbastanza da chiedermi che cosa succederà dopo e voltare pagina per scoprirlo, vale davvero la pena di leggere quella storia?
La prevedibilità o meno merita una nota a parte, perché se è vero che mi piace essere sorpresa da un colpo di scena che non avevo previsto, di recente ho rivalutato le mie idee sulla questione. Essere in grado di predire un evento nella storia o la battuta in un dialogo non significa necessariamente che la trama sia scontata: al contrario, potrebbe voler dire che l'autore ha anticipato nel punto giusto un indizio che ho saputo cogliere, o che ha fatto in modo da farmi conoscere così bene i suoi personaggi, che potrei quasi scambiarli per amici.

Personaggi

Quando i personaggi sono scritti bene, nella mia testa succedono tre cose. Uno, nei dialoghi riesco a immaginare la loro voce. Due, mi provocano delle reazioni, soffro e gioisco con loro, li odio con tutto il cuore se mi sono antipatici, o cerco di psicanalizzarli per capirne le motivazioni. Tre, immancabilmente, se i personaggi sono scritti bene, ce n'è sempre uno che spicca tra gli altri, che seguo con maggior attenzione, che mi piace, anche se non necessariamente significa che mi identifico in lui o in lei. E non sempre, anzi, raramente, è il protagonista.
Se invece i personaggi sono piatti, stereotipati, tutti più o meno simili tra loro, o se il/la protagonista è una proiezione dell'autore circondata da ombre adoranti (quella che si chiama, in gergo, Mary Sue), allora quelle tre cose non succedono, il numero delle piume cala, e la loro sorte mi è indifferente come quella di una serie di sagome di cartone piazzate contro uno sfondo.

Ambientazione

Qui è necessario distinguere tra ambientazioni realistiche e mondi fantastici, con la premessa che non valuto nessuna delle due superiore all'altra. Semplicemente, per essere credibili, hanno regole diverse.
In una ambientazione realistica, hanno un punto di merito le storie che si svolgono in Italia. Ma questa, appunto, è una scelta personale, e non c'è decurtazione di piume per l'autore italiano che scelga di raccontare una storia ambientata altrove... purché me lo faccia sentire, che siamo altrove e non in Italia. Che ci sono altre strade, altri sapori, altre lingue, altri usi e costumi. La stessa cosa vale per un mondo fantastico, dove però chi scrive si può sbizzarrire, e dove vale un'unica regola: coerenza. Non dimenticare le regole di quel mondo, le sue leggi fisiche e magiche e le caratteristiche delle razze che si sono inventate, e tutte le conseguenze e le differenze che comportano rispetto alla nostra realtà.

Altro

Mi serviva un'ultima categoria e non sapevo come chiamarla, se non... altro. Un contenitore per tutte le note che non riguardano lo stile, o la trama, o i personaggi, o l'ambientazione. Qui c'è spazio per quel tocco in più, quello che trasforma una storia buona (da otto, se ha già il massimo nelle altre categorie, ovvero quattro stelline di Amazon) in una lettura memorabile. Può trattarsi di qualcosa che esula dalla storia vera e propria, come una bella copertina particolarmente azzeccata, illustrazioni originali all'interno, una mappa, un gioco di parole nel titolo che si scopre solo leggendo. O di un modo originale e particolare di scrivere (mi vengono in mente, come esempi famosi, il testo bicolore e i capitoli che iniziano ciascuno con una diversa lettera dell'alfabeto in "La storia infinita" di Michael Ende, o i racconti a matriosca di "L'atlante delle nuvole" di David Mitchell, in cui il primo racchiude il secondo che racchiude il terzo, e così via...). Oppure di... altro.
Se però non ho nulla da aggiungere e la categoria altro rimane a zero piume, nessun problema. A volte una storia è già perfetta così com'è, senza inutili effetti speciali che rischiano invece di rovinarla. A volte una storia non ha bisogno di nient'altro, per essere piacevole, se non della storia stessa.

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