giovedì 22 novembre 2018

Se avessi avuto un drago

(racconto ispirato alla Sfida numero 10. Non sono sicura che stavolta il cambio di prospettiva sia abbastanza netto, ma il cambio di tempo verbale c'è e ho omesso di rivelare che... no, non anticipo nulla!)
 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Lo avevo immaginato più di una volta, quello che avrei potuto fare con lo strano compagno che mi ero ritrovata accanto. Avremmo volato assieme, il drago e io, e giorni di cammino sarebbero diventanti una decina di battiti d'ala. Avremmo superato con facilità la massa informe di scheletri e corpi che costituivano l'esercito dello stregone Zohar, e che dalle Torri di Smeraldo sciamavano a invadere le terre fertili e verdi della mia regina. Lo avrei spronato a soffiare il suo respiro rovente sui redivivi e sui negromanti, i loro generali, lasciando sentieri di fiamme alle nostre spalle.
Avremmo puntato poi sul castello dalle bianche torri, prendendoci solo qualche istante per sorvolare le case del villaggio ai piedi della collina, e spronare alla battaglia, con la mia voce e la sua maestosa presenza, tutti gli uomini e le donne che avrebbero alzato lo sguardo con meraviglia e sgomento. Avremmo fatto loro capire che con un drago dalla loro parte valeva la pena combattere, che la resa e la sottomissione non erano le uniche opzioni. Poi avremmo volato in alto, sopra la collina, sopra il castello dalle mura di pietra, sopra la torre più alta, per atterrare lì, per frapporsi tra Zohar e la mia regina, per salvarla dalla maledizione come da sola non ero stata in grado di fare.
Con il mio strano compagno avrei sconfitto lo stregone Zohar, l'uomo che non accettava un no come risposta, e avrei condiviso con il drago la gioia del trionfo.
Assieme avremmo guardato le cime degli alberi mossi dal vento, la mia regina, il drago e io, avremmo ammirato l'oceano di rami che si stendeva intatto in ogni direzione, e in cui avevo combattuto finte battaglie nei giorni della mia infanzia per prepararmi a quella vera, l'unica che sarebbe valso la pena di vincere.
Lo avevo immaginato più di una volta, il giorno del mio ritorno a casa. Ma quando davvero ritornai, non feci nulla di ciò che avevo immaginato. Perché la figura bionda che mi guardava non era che il fantasma di un passato che non si poteva cambiare, e sotto i miei piedi scricchiolava la polvere di pietra di una torre crollata, e camminando tra i sentieri del villaggio non vedevo altro che tombe e scheletri di case. Nessun albero filtrava la luce del sole in una verde cupola di fresco e di muschio. Il regno che avrei dovuto proteggere era perduto, così come la sua regina, scomparsa oltre l'orizzonte, condannata a volare per sempre con ali di falco nel sole, e di pipistrello nelle ore dell'oscurità.
Se solo avessi avuto un drago allora, le cose sarebbero andate diversamente. Ma avevo incontrato troppo tardi il mio strano compagno con cui condividevo la gioia e il dolore, la rabbia e il rimpianto.
Era troppo tardi per salvare la mia regina, ma l'eco del mio furore amplificato dal petto del drago mi diceva che non era troppo tardi per una vendetta.

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