sabato 10 novembre 2018

Zolfanello

Questa, penso, è una di quelle parole che rivelano l'età di chi la usa. Chi si ricorda di quando i fornelli non si accendevano da soli, e toccava usare un accendino, o ancora prima, uno di questi?

zolfanello [zol-fa-nèl-lo] s.m. Fiammifero di legno rivestito di zolfo nella parte superiore per permettere la combustione.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Lo so, hanno già hanno fatto la loro comparsa la settimana scorsa, avrei dovuto cambiare personaggi per questo sabato, eppure... non ho potuto farci niente. Mi è venuta in mente la storia della Piccola Fiammiferaia, e quando penso alle fiabe, penso anche a come alterarle per inserirle nella storia di Trevis Grebor e Alcyone la ragazza-cigno.


– Zolfanelli magici? – ripetei. Alcyone sapeva come la pensavo sulla magia. Sperai che il mio tono esasperato la convincesse a ritirare la sua idea, ma come al solito, quando Alcyone aveva un'idea, era fin troppo presa per riuscire a prestare attenzione ad altro.
Alcyone annuì, camminando senza calpestare coi piedi nudi le linee del lastricato. – Perché no? Ci vorrebbero più zolfanelli magici nel mondo. E non è come quella fregatura dei fagioli, questi sono davvero magici! Pensa a quella povera bambina di cui parlavano in taverna. Se ne avesse avuto uno, si sarebbe salvata.
– Pensavo avesse gli zolfanelli magici – replicai. Quella storia, comunque, faceva acqua da tutte le parti. Come facevano a sapere che cosa avesse visto la bambina, se prima di morire di freddo non ne aveva parlato con nessuno?
– Uh-huh – mugolò Alcyone. – Quelli non erano veri zolfanelli magici. Quelli erano zolfanelli illusori, che sono una copia taroccata degli zolfanelli magici. Ti fanno solo vedere quello che desideri, ma non ti aiutano a raggiungerlo, al contrario dei...
– D'accordo, d'accordo! – la interruppi. Incrociai le braccia e mi appoggiai a un muro. – Ma la questione rimane. Come faccio a vendere dei fiammiferi in piena estate? Lo sai che non sono mai stato un buon mercante.
Alcyone si fermò e si girò di scatto verso di me. La gonna rossa le turbinò attorno. – Oh, andiamo, Trevis, sono magici! Arriveranno a frotte da tutta la regione per averli. È come vendere un cigno magico, è facilissimo.
Roteai gli occhi. – Non devo ricordarti che ho fallito anche in quello, vero? Dai, perché non ci atteniamo al piano originale e non andiamo a prendere la seta di Potior?
Alcyone sbuffò e mi girò le spalle. – Uffa, sei sempre così noioso!
Mi staccai dal muro e avanzai verso di lei. Un pensiero mi si era affacciato nella testa, ed era un pensiero terrificante. – Alcyone? – la chiamai. Lei non si mosse. – Alcyone, dimmi che non ti sei dimenticata dove posso trovare la seta di Potior!

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