lunedì 21 agosto 2017

Cianfrusaglie

(racconto ispirato dall'esercizio Dalla vita alla pagina)
 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Una giornata di pioggia mette spesso nella condizione di riorganizzare la propria vita, a partire dall'armadio. Opera immane ed estremamente laboriosa, che già so di non poter portare a termine per l'imbrunire; ma dal momento che chi ben comincia è a metà dell'opera, dunque, meglio rimboccarsi le maniche e cominciare.
L'inizio è facile. Gli strati più esterni sono quelli che uso quotidianamente: boccette di profumo, trousse di trucco, un portagioie. È facile, e già so che c'è poco da riordinare o gettare. Proseguendo, è come portare alla luce gli strati geologici di una montagna. Estraggo scatoloni zeppi di tempere, pennelli, pennarelli e matite residui dalle più svariate ere scolastiche. Ricordi di viaggi, souvenir di gite. Buste ricolme di biglietti d'auguri di ricorrenze ormai trascorse, alcune dimenticate, altre indimenticabili. E infine, in fondo in fondo, una valigetta di cartone che non ricordavo più di avere. La apro, ed ecco vecchi pupazzetti, anellini di plastica, pettinini da bambola, e un fascio di fogli che scopro essere un gioco da tavolo inventato tanti anni prima con mio fratello.
– Non lo buttare quello – dice una voce di bambina alle mie spalle. Che strano. Uno, pensavo di essere sola in casa. Due, qui non abita nessuna bambina.
Mi si avvicina trascinando i piedi. E appena mi volto so di conoscerla. Sono io, io da bambina.
La me stessa di tanti anni prima stringe tra le braccia il tesoro ritrovato. – Questo è mio, non lo puoi buttare via –  ripete imbronciata. Non lo lascia finché non le assicuro che lo terrò, almeno fino al prossimo riordino. Poi spiega il tabellone sul pavimento, lisciando il foglio con le manine, mescola le carte, mette i segnalini sulla casella di partenza e mi porge i dadi.
– Dai, giochiamo? – mi chiede con la stessa espressione che un tempo sapevo fare e alla quale gli adulti non potevano resistere.
E adesso che sono adulta anch'io, ho la prova che funziona.
Non riuscirò a finire per l'ora di cena.

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