giovedì 6 aprile 2017

Sonder - Storia di una comparsa

(racconto ispirato dall'esercizio Una sola parola... inventata, la parola che ho scelto è Sonder, o Sonderità in italiano. Ho scelto di esplorare il suo opposto e dare voce a chi in una storia non ce l'ha)

Ogni mattina arrivo, mi siedo al mio banco dell’ultima fila e li osservo. Osservo lei che bisbiglia alle amiche. Osservo lui che risponde in modo impeccabile alle domande dei prof. Osservo la schiera di schiene che me lo nascondono durante la ricreazione, ascolto le battute, le risate.
Ma non ho il coraggio di avvicinarmi.
Certe volte penso di essere invisibile. Loro non mi conoscono, non parlano con me, non sanno nemmeno il mio nome. A volte ho l’impressione di non saperlo neanch’io. Di non esistere quando la campanella suona e me ne vado a casa.
Sono solo una comparsa nella loro vita. Una figura sullo sfondo, uguale a tante altre. Facile da ignorare.
Una volta si sono girati entrambi e in quell’unico istante ho avuto come l’impressione che mi cercassero, che si fossero accorti di me. Per un momento ho coltivato l’illusione che mi avrebbero chiamato a far parte della loro storia. Ma no, guardavano quella str… ega di Annamaria, e mi sono sorpreso a invidiarla. Per quanto sia detestabile, almeno il suo nome lo conoscono tutti.
Le vacanze di Pasqua sono passate così rapidamente che neanche me le ricordo. Mi è piaciuto tornare qui a guardare loro, a origliarne i discorsi da lontano, mai partecipe. Mi piaceva.
Una mattina sono spariti. Entrambi, così, di colpo. Non come in un trucco da illusionista, prima ci sono, poi non ci sono più. Quello, almeno, sarebbe stato interessante da vedere. E invece no, sono spariti come in “oggi non vado a scuola”. Senza di loro mi sono sentito ancora più evanescente.
E ho cominciato a pormi domande. Ha un senso il mio starmene qui giorno dopo giorno se loro non ci sono?
Esisto ancora, se la loro storia prosegue altrove?

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