lunedì 25 maggio 2020

Tutto ciò che Silvia sapeva

 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Miriam Espacio from Pexels

Silvia aveva quasi dodici anni, e nonostante pensasse di saperne molto di più dei suoi compagni di classe, in realtà non erano molte le cose che Silvia conosceva. Conosceva, questo è vero, molti più alieni rispetto agli altri ragazzi della sua età - o, sarebbe meglio dire, molti più alieni inventati. Sapeva cos'era uno Xenomorfo, un Klingon, un Na'vi, un Twi'lek, e persino un Ood. E conosceva i nomi di molti capitani e dei membri del loro equipaggio e delle rispettive astronavi, anche queste rigorosamente frutto della fantasia umana. Silvia inoltre era in grado di ripetere tutti i nomi dei pianeti del sistema solare nel giusto ordine, e quello dei loro satelliti, e ricordava i nomi e la forma delle costellazioni, oltre a numerose nozioni sul conto degli uni e delle altre, molte di più di quelle che si insegnavano a scuola e, in questo caso, tutte assolutamente vere.
Forse proprio a causa delle cose che sapeva, Silvia era consapevole di almeno una lacuna nella sua vita: non sapeva che cosa fosse una vera amica. Non aveva mai invitato qualcuno dei suoi compagni di classe a casa, né al suo compleanno, e nel passaggio dalle scuole elementari alle medie non aveva sentito la mancanza di nessuno dei bambini con cui aveva smesso di condividere le mattine sui banchi.
O almeno, Silvia non aveva saputo cosa fosse una vera amica finché non era arrivata Laura, e aveva riempito quello spazio vuoto con tutto il calore di una stella danzante. Era stato come trovare qualcuno che parlasse la sua stessa lingua in una terra di stranieri. Un'altra ragazza che non si lamentava delle ore di matematica a scuola, anzi: Laura era brava quanto Silvia in matematica, e probabilmente anche di più. Era un genio nelle scienze, un'artista nel disegno e in musica, un maestro della retorica in italiano, una madrelingua nel parlare inglese, una ginnasta nata, e non solo durante le lezioni di educazione fisica. Ed era molto, molto più viva di Silvia.
Troppo al di sopra del suo livello, ed era quello il motivo per cui, giunta di fronte alla porta della propria camera, con la ragazzina dai capelli rossi che fremeva alle sue spalle, Silvia esitava a lasciarla entrare. L'aveva invitata a studiare a casa sua senza credere fino in fondo che avrebbe accettato, e invece Laura l'aveva sorpresa e le aveva detto di sì. E in quel momento, mentre stava per ammetterla nella sua camera delle stranezze, Silvia era consapevole di non sapere se Laura sarebbe scappata a gambe levate, una volta avuto un assaggio della vera lei e di tutte le sue folli passioni. Infatti, nonostante avrebbe potuto farlo, Silvia aveva scelto di non mettere nell'armadio nessuno dei modellini sugli scaffali, né aveva staccato i suoi poster, e neppure nascosto i fumetti e i libri di fantascienza dai titoli più strambi dietro i testi di scuola. La stanza era esattamente com'era in un giorno normale.
Se siamo davvero amiche, pensava Silvia, allora mi deve conoscere sul serio.
Aprì la porta e si fece da parte.
Laura entrò con gli occhi sgranati di meraviglia. Quello non era un buon segno, ma neanche un cattivo segno: Laura aveva sempre gli occhi sgranati di meraviglia, per qualsiasi cosa.
Il suo sguardo si fissò sul poster dei Visitatori dalle stelle, un collage di alieni dei film e telefilm che Silvia aveva messo insieme qualche anno prima. Lo guardò per un solo istante prima di distogliere gli occhi bruscamente. Ma Silvia non fece in tempo a interpretarlo come un brutto segno, che Laura scorse il telescopio accanto alla portafinestra, lo raggiunse ed esclamò: – Hai un vero telescopio! Che forza! Quanti ingrandimenti? Riesci a vedere gli anelli di Saturno?
Silvia si rilassò alla raffica di domande e le rispose cercando di non fare troppo sfoggio delle cose che sapeva. Poi, quando Laura si affacciò alla portafinestra commentando: – Fantastico! Hai un terrazzo tutto per te! – Silvia si sforzò di non farle notare quale delle varie incarnazioni del Dottor Who - la nona - usava quell'esclamazione come tormentone.
– Silvia, la tua camera è grandiosa – le disse Laura una volta accomodate alla scrivania, dopo un breve tour e qualche accenno di spiegazioni imbarazzate da parte di Silvia sui modellini dalle forme più inconsuete.
– Sicura che non ti dà fastidio... – Silvia accennò alla fila delle Enterprise. – Non sono proprio così fissata... non così tanto... – tentò di giustificarsi, ma Laura la zittì con un ampio sorriso.
– Vengono da belle storie, giusto? – le chiese la ragazzina dai capelli rossi, nel protendersi verso di lei. Al cenno affermativo di Silvia, Laura concluse con una risata. – Meno male, per un momento ho pensato che ci credessi davvero agli uomini in nero e ai dischi volanti! Ma se invece sai che sono storie inventate e se ti rendono felice, per me sta bene.
Silvia si affrettò ad abbassare gli occhi e ad aprire libro e quaderno sulla scrivania, scacciando dalla sua mente il pensiero che il periodo in cui aveva creduto che i "visitatori dalle stelle" fossero reali non era poi così tanto lontano.

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