sabato 26 novembre 2016

Diorama

La scelta questa settimana è stata ardua. Troppe parole interessanti da cui lasciarsi ispirare. E ho pure cambiato idea all'ultimo istante, ma... eccola qui!

Diorama [dio-rà-ma] s.m. (pl -mi) 1. Raffigurazione con cui, utilizzando una particolare illuminazione, si riesce a dare al pubblico l'illusione di un panorama reale. 2. estens. Veduta panoramica.

Work in Progress: Pullip-scale Room Box, di davidd, licenza Creative Commons. Immagine modificata con l'aggiunta di scritte.


Diorama è anche utilizzato come sinonimo di plastico: rappresentazione tridimensionale, in scala, di un ambiente o una scena, con o senza modellini di personaggi. Ed è in questo senso che l'ho usato per il frammento di racconto di oggi.


Mi chinai sul diorama di ghiaccio, una perfetta rappresentazione in miniatura della sala da pranzo, con tanto di tavolino traslucido e sedie con le gambe più sottili di uno stuzzicadenti. Le tre figure diafane che lo popolavano parevano fatte di vetro: ecco Neve, seduta sul tavolino come la prima volta che l'avevo vista; poco più in là, dentro un cerchio, una creatura bassa, grassoccia e con un pon pon sul cappello, le braccia allargate e la bocca spalancata; e infine c'ero io, proteso verso l'ometto nel cerchio, che stringevo in mano qualcosa che assomigliava a un fiocco di neve. Un indice pallido quanto il ghiaccio con cui lo aveva modellato sfiorò quel dettaglio.
– Quello è il quadrifoglio – spiegò Neve, come se ce ne fosse bisogno.
Tastai la testa della statuetta di ghiaccio che mi rappresentava. Il gelo sotto il mio polpastrello non m'infastidiva, ma mi soffermai sulle due protuberanze sulla sommità del capo, passandoci più volte il dito.
– Lo sai, vero, che io non ho le corna?
A passare per umano sono sempre stato più bravo di lei. E non soltanto perché lo sono almeno in parte.
– Licenza artistica. Le ho fatte in modo che capissi subito quale sei tu – replicò Neve con naturalezza, aggiungendo: – Infero.
La scrutai, poi abbassai lo sguardo al diorama. Come se avessi potuto scambiare per me il folletto grasso, o la versione più minuta e in apparenza innocente della yuki-onna.
Neve plasmò le statuette di ghiaccio per farle muovere e mi spiegò il resto del suo folle piano.

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