giovedì 31 gennaio 2019

L'ora della toeletta

(racconto ispirato alla Sfida numero 15. Coppia felina questa volta, raccontata da un occhio esterno e scapolo nell'ora della toeletta!)

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Alle quattro, l'ora della toeletta, si ripete ogni giorno la stessa scena.
Io e il Bigio ce ne stiamo sdraiati sul pavimento, a pensare ai fatti nostri e a sonnecchiare beati. Ed ecco che arriva Sissi, tutta tronfia nel suo pelo lungo, bianco e vaporoso che l'aiuta non poco a nascondere la mole abbondante del suo corpicino. Si ferma a pochi passi dal Bigio, mi rivolge un'occhiata di sdegno, poi si inclina su un fianco e si abbatte di peso sul pavimento. E a questo punto inizia.
Comincia a leccarsi da poco sotto la gola, solleva a fatica il faccione piatto da persiano e prosegue lungo le zampe, prima una e poi l'altra. Poi passa alla pancia. Due volte. Quindi si gira, s'inarca, e liscia ben bene con la lingua il pelo folto su tutto l'ampio fianco. E arrivata qui, di solito, iniziano i problemi. Perché Sissi vuole a tutti i costi dare una sistemata anche al pelo arruffato sulla nuca e all'inizio della schiena. E allora sbuffa, soffia, si protende e gira più che può il muso rincagnato, ma a quel preciso punto a cui tende la lingua proprio non ci arriva. E non dà un miagolio di richiesta d'aiuto, non un solo rantolo rivolto direttamente al Bigio. No, lei continua a lottare con se stessa, a gemere e a penare, vittima solitaria della nostra indifferenza.
Da parte mia, non mi azzardo a muovere un muscolo: sto troppo bene dove sto, e soprattutto già so che, se mi avvicinassi, mi attenderebbe solo un'artigliata a tradimento sul muso.
Invece il Bigio, dopo qualche minuto di rumorosa sofferenza, cede, si alza con un sospiro e le si avvicina. Sissi si ferma e si scambiano uno sguardo. Dopodiché la gattona bianca si adagia quieta sul fianco mentre il Bigio, ligio al suo dovere e paziente come solo un certosino sa essere, si appresta a leccarla non solo sui punti irraggiungibili, ma anche su quelli ancora trascurati dalla sua signora.
Lei, finalmente soddisfatta, lo lascia fare, accompagnando ogni leccata con un ron ron di sonore fusa.
E io? Io resto al mio posto, a sonnecchiare beato e a pensare al povero Bigio, alla bella gatta da pelare che gli è capitata, e alla palla di pelo lungo e bianco che prima o poi, inevitabilmente, gli si fermerà in gola e lo farà tossire.

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