lunedì 13 giugno 2022

Attraverso le fiamme


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Foto di cottonbro da Pexels


– Tu sei tutto matto! – sbottai, dando le spalle al labirinto di giganteschi ingranaggi che scattavano e ticchettavano a ritmo, con l'occasionale cigolio stridente ben più fastidioso delle unghie sulla lavagna. – Non passeremo di qui. No, neanche morti. Ci tengo a restare intera, io.
Quando eravamo saltati giù dalla finestra del palazzo, io stretta a Talon che era l'unico di noi due che aveva le ali, il nostro volo... planata... caduta non troppo veloce non era stata disastrosa come avevo temuto. Certo, non eravamo andati molto lontano, però le ali di Talon avevano retto almeno fin sopra al canale che alimentava quella che secondo le sue parole era una centrale di generazione del vapore.
Avevo trascorso parecchi anni della mia vita su una barca, l'acqua la potevo sopportare.
Dopo la nostra rocambolesca fuga il cielo si riempì di macchine volanti che avrebbero reso Leonardo da Vinci l'uomo più felice di quella terra se solo avesse potuto vederle. Passare dall'alto quindi non era un'opzione, anche se Talon fosse riuscito a portarmi.
Per le strade, l'ordine che senza bisogno di semafori governava il viavai di persone appiedate e mezzi meccanici dalle forme più varie fu guastato dal caos concitato annunciato dal suono dei fischietti e delle grida che avevo già udito prima, "gremlin, gremlin!". Senza più un mantello a coprirgli le ali, Talon spiccava tra la folla ovunque andasse, e dunque il nostro tragitto era rivelato ai nostri inseguitori dalla serie di gridolini e squittii che le dame e i gentiluomini dagli abiti antiquati, ottocenteschi se avessi dovuto paragonarli a quelli di un'epoca della mia terra, emettevano scostandosi da noi ovunque andassimo.
Nemmeno le strade erano più praticabili a quel punto.
Per quel motivo Talon mi aveva trascinato in quello che lui definiva "un vicolo di servizio", e dopo aver girato la manovella a forma di ruota che sovrastava un tombino, lo aveva aperto e mi aveva spronato a scendere la scaletta a pioli che portava nelle viscere cigolanti della città.
Se non potevamo passare sopra, e non potevamo passare attraverso, l'unica via era passare sotto.
Sembrava facile a dirsi.
Ne avevo avute di disavventure da quando Talon era piombato sulla mia barca da un bagliore nel cielo. Si poteva dire che avessi attraversato le fiamme dell'inferno, soprattutto durante i primi giorni quando quella bizzarra creatura non faceva altro che danneggiare la mia Sabrina, che sarebbe il nome della mia barca per intenderci, nei suoi disastrosi tentativi di migliorarla. E quando Talon aveva cominciato ad adattarsi al mio mondo, e a trattenere almeno in parte i suoi impulsi involontariamente distruttivi, le cose non erano migliorate. Semmai erano peggiorate, anche se la colpa non era di Talon, bensì degli altri gremlin che erano venuti a cercarlo e che non eccellevano quanto a discrezione.
Catturarli e convincerli a tornarsene da dov'erano venuti era stata un'impresa.
E la folle idea di fare questo salto nell'ignoto, ricambiare la "cortesia" di Talon ed esplorare il mondo da dove veniva, era stata l'ultima delle sue geniali trovate che aveva messo a repentaglio la mia vita. E in questo caso non potevo nemmeno scaricare su di lui tutta la colpa: tanto per cambiare, era stata la mia curiosità, e non la sua, a farmi finire nei guai.
– Ma che cavolo avevo in mente! – mi lamentai, camminando avanti e indietro sullo stretto passaggio sospeso nel vuoto. – Oh, sarà una bella avventura, quando mai ti ricapita un'occasione del genere, dai, Rachele, si tratta soltanto di un altro mondo, è diverso ma è pur sempre abitato da persone, che mai può capitarti di male?
Talon mi fissò con la testa inclinata e la lanterna sollevata tra di noi. Anche se non ce n'era bisogno, perché a rischiarare la strada, e a scottarmi la schiena con la sua vampa rovente c'era una girandola di fuoco che roteava spinta dai denti di mastodontici ingranaggi.
– Sei proprio, proprio, proprio sicuro che non ci sia un'altra strada? – indagai, dopo aver ripreso il controllo di me e aver esalato un sospiro rassegnato.
– Qui sotto, sì. Fai come faccio io, è facile. Basta solo calcolare bene i tempi e non ti brucerai per nulla.
Talon mi rivolse un gran sorriso e mi superò con passo baldanzoso. Gli artigli delle zampe che aveva al posto dei piedi ticchettavano debolmente sulla passerella di metallo, un rumore lieve soffocato dal continuo cigolare e stridere delle ruote dentate.
– Si può sapere almeno se lo hai già fatto altre volte? – gli chiesi, affrettandomi a seguirlo.
Se dovevo saltare in un cerchio di fuoco, attraversare in sua compagnia fiamme non più metaforiche bensì pericolosamente reali, almeno volevo essere certa che lui sapesse quello che faceva.
– No – ammise candidamente Talon. – Io mai, ma Danger è passato di qui tante volte, e come hai visto è ancora vivo.
Oh, sì, Danger era ancora vivo. Ma certo non deponevano a nostro favore i segni di ustione che gli avevo visto su un braccio e su parte di un'ala, la cui origine lui aveva attribuito a una lotta senza quartiere contro gli umani cattivi del suo mondo, che volevano impedirgli di costruire le sue fenomenali invenzioni sottraendo i pezzi necessari ai loro marchingegni inutili.
Se mai avessi attraversato indenne le fiamme, avrei potuto rinfacciargli quell'ennesima fandonia.

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