sabato 14 settembre 2024

Intemerata

Intemerata [in-te-me-rà-ta] s.f. 1. fam. Rimprovero che non finisce più; predica, sgridata. 2. ant. Discorso lungo e noioso.

Etimologia: dall'inizio di una lunga orazione alla madonna "O intemerata Virgo...", a indicare un lungo discorso.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Yan Krukau da Pexels


Ero stata una sola altra volta in una stazione di polizia, con la scuola. Non eravamo andati oltre il grande atrio all'ingresso, anche se il poliziotto che ci accompagnava, un vecchio grasso dall'aria stanca, ci aveva mostrato un cartellone pieno di foto spiegandoci che cosa facevano i vari reparti e le procedure delle indagini. Poi ci aveva fatto un'intemerata sulle norme di sicurezza, e su come noi bambini non dovessimo allontanarci dai genitori, e sui pericoli rappresentati dagli estranei. Niente che non avessi già sentito a casa.
Eppure quel giorno, il giorno dell'anomalia, io mi ero allontanata lo stesso. E mi ero fidata di un estraneo, e non contava che quell'estraneo fosse un poliziotto, perché mi ero fidata di lui per fare qualcosa che lui non conosceva affatto, e che io stavo proprio allora imparando.
Pensavo che, dopo aver visto con i suoi occhi, lui sarebbe stato dalla mia parte. E invece continuava a trovare scuse per negare quella che per me era un'evidente verità: che i miei genitori non erano i miei genitori. Perché loro non sapevano fare quello che potevo fare io, nessuno al mondo lo poteva fare.
Non in questo mondo.
Ma non era per quel motivo che mi ero allontanata da loro.
Volevo spiegarglielo quando è arrivato l'altro poliziotto a interromperci. I miei genitori, o meglio, le persone che dicevano di esserlo, venivano a prendermi.
A quel punto mi portarono via dal poliziotto che mi aveva aiutato con l'anomalia, Andrew, ecco il suo nome, era registrato nella sfera viola nel mio zaino, e mi lasciarono ad aspettare su una sedia sotto lo sguardo vigile di una signora alla scrivania. Non conoscevo ancora abbastanza bene i poteri della sfera per provare a fare qualcosa in mezzo a tanta gente.
Quando i miei genitori arrivarono, attaccarono una lunghissima e ripetitiva intemerata sulle stesse identiche cose che avevo già sentito più e più volte.
Io avevo salvato delle persone quel giorno, e ormai non ero più una bambina.
Ma loro non mi avrebbero mai creduto.

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