lunedì 15 aprile 2019

Personaggio: La polvere gialla

Pensavo di avere pochissimi antagonisti che potessero ricadere sotto la definizione di Male assoluto, perché tendo a scrivere storie che riguardano i rapporti tra le persone più che epiche battaglie tra bene e male, e anche quando si arriva a uno scontro tra un eroe e un cattivo, quest'ultimo ha i suoi motivi, seppure non condivisibili, per fare ciò che fa. Insomma, sono più tipo da moralità grigia e relativa, più che da bianco e nero e assoluti. Eppure, mentre sfogliavo le storie già scritte per questo blog, mi sono imbattuta in più di un antagonista che ha le caratteristiche che ho descritto lunedì.

Immagine creata con Mega Fantasy Avatar Creator di Rinmaru Games


Ho scritto per la prima volta della polvere gialla in un racconto ispirato da un sogno: nel sogno, la storia era narrata sotto forma di un fumetto inquietante e spaventoso, del tipo che non avrebbe sfigurato in un albo di Dylan Dog. Non avevo programmato di espandere quel primo racconto, che corrisponde al primo brano qui sotto; ma ora, ogni volta che aggiungo un brano alla sua storia, scopro qualcosa di nuovo sulla polvere gialla e su Dora Sanchez, la donna che era una volta... o almeno, così credevo.
La polvere gialla è a pieno titolo un esponente del male assoluto, perché anche se sfrutta le memorie e l'aspetto di una donna umana, non lo è mai stata davvero. È una forma di vita antica, senza nome, il cui unico scopo è quello di diffondersi, parassitare e trasformare altre creature, con il risultato, se non contenuta, di ricoprire e distruggere tutto il mondo. Non esita a uccidere chi le si oppone e pare avere imparato dal suo primo fallimento: nei successivi racconti agisce in modo più subdolo, meno plateale rispetto al contagio di gruppo subito scoperto e fermato nella storia originale. Sembra avere una predilezione per la figlia di Dora, Nina, che protegge per farne la sua inconsapevole emissaria.
Ci sono ancora molte cose che non so della polvere gialla, come ad esempio: che fine hanno fatto le persone che spariscono, secondo le voci, a causa sua? Suppongo che per scoprirlo dovrò continuare a scrivere.


Questi i brani già scritti in cui compare la polvere gialla:
La vendetta di Dora
Nina e la polvere gialla
Doni per Nina


L'esercizio richiede di scrivere il momento in cui un personaggio entra in contatto con il male assoluto, di persona o scoprendone l'esistenza attraverso il racconto di qualcun altro. Dato che ho già scritto di quando Nina vede per la prima volta la polvere gialla nel secondo tra i brani raccolti sopra, ho pensato di completare l'opera saltando a quando le viene rivelata la verità sulla polvere gialla.


 – Mamma?
Nina rimase impietrita, a fissare l'immagine di una donna che si librava in aria come un fantasma. E doveva esserlo, perché la donna aveva il volto di sua madre, quello che Nina vedeva quando chiudeva gli occhi. Solo che, nei suoi ricordi, l'immagine di sua madre non era composta di turbinii di polvere gialla, che si scomponevano e ricomponevano nell'afflato del vento, dando alla donna sospesa un aspetto appena più solido di una nuvola di fumo.
 – Mamma... sei proprio tu?
Nina batté le palpebre, poi, esitante, tese una mano. Dicevano che la polvere gialla era malvagia, che uccideva le persone, ma in quel momento si chiese: "mi ha mai davvero fatto del male?"
Alle sue spalle, una macchina si fermò con una brusca frenata, e lo sportello dalla parte del guidatore si aprì.
– Nina! – urlò una voce maschile, e quando Nina si girò, lo riconobbe. Quell'uomo era in una delle foto che Nina aveva consumato a furia di sfogliare, di accarezzare. Non conosceva il suo nome, ma sapeva che era uno dei colleghi di sua madre.
– Nina, sali in macchina, svelta! Non toccarla, quella non è Dora, sali in macchina! – la esortò ancora l'uomo, invitandola con ampi gesti, proteso sul sedile del passeggero.
Nina fece un passo verso l'auto. Qualcosa in quell'uomo le ispirava fiducia. Forse era il fatto di aver visto così tante volte il suo volto scarno, i suoi baffi e i corti capelli neri, da non poterlo più definire un estraneo. E quando Nina sbirciò di nuovo la forma di sua madre disegnata dalla polvere gialla, e la vide deformata da un'espressione rabbiosa, con spirali di granuli che si radunavano attorno alle dita, pronte a partire come dardi verso di lei, la decisione fu presa.
Nina salì in auto. Lei e l'uomo si lasciarono alle spalle la polvere gialla.
– Che cos'è? – chiese Nina, stringendo la cintura con il cuore in gola. Quell'uomo andava un po' troppo veloce per i suoi gusti. – Hai detto che non è mia madre. Allora che cos'è?
L'uomo sbirciò nello specchietto retrovisore prima di rispondere: – Un fungo.
Nina gli rivolse un'occhiata scettica. – Non sembra un...
– Sono le spore – specificò l'uomo. – Non tutti i funghi somigliano a quelle buffe cose col gambo e col cappello che si mangiano con il pollo o con lo stufato o nel risotto. Esistono anche i lieviti. Le muffe. I...
– Non sono una bambina – sbottò Nina, interrompendolo a sua volta. – Ma non si è mai sentito di un fungo che si comporta così...come una persona, vero? Insomma, sembrava vivo...
L'uomo ridacchiò mentre svoltava a sinistra. Nina faticava a riconoscere le case e la strada. Si stavano allontanando dal quartiere spagnolo. – Ma i funghi sono vivi. E questo... dunque, come posso spiegarti? – L'uomo si strofinò il mento. – Conoscevamo già qualcosa di simile. Un fungo che infesta una specie di ragno, per esempio, la cui influenza è così pervasiva che non si limita a parassitarne il corpo, ma ne modifica persino il comportamento. Lo cambia a suo favore. Alla fine, il ragno cessa di esistere e di fare tutte le sue cose da ragno, sai, e diventa il fungo.
– È spaventoso. –  mormorò Nina, rattrappita sul sedile dell'auto.
– Oh, sì, lo è. – L'uomo annuì, con l'aria stranamente soddisfatta. – E questa specie, sai, l'abbiamo trovata sigillata in una grotta, molto in profondità. In un sito archeologico, roba dell'età della pietra, perciò dev'essere molto antica. Questa specie è ancora più brava a imitare il comportamento di un individuo comune, a interagire con gli altri, trovare le condizioni favorevoli a diffondersi... lo stavamo testando con i ratti, quando è successa quella brutta faccenda nel tuo quartiere. Povera Dora. Quando lo abbiamo saputo abbiamo bruciato tutto, compattato ogni resto, persino il fumo, e lo abbiamo trattato come si fa con le scorie nucleari. Non una singola spora doveva uscire dal laboratorio. Ma nel tuo quartiere... mi chiedo chi sia l'idiota che ha pensato che un semplice incendio potesse risolvere ogni cosa.
Nina si strinse nelle braccia e guardò fuori dal finestrino. Chiuse gli occhi e vide di nuovo quel volto, il volto di sua madre, ma ricoperto dalla polvere gialla. Spalancò gli occhi di scatto con un gemito.
– Ma... ma se non è mia madre, perché assomigliava a lei? Perché continua a venire da me, perché sembra che mi voglia aiutare?
– Non ne siamo certi – mormorò l'uomo. – Ma pensiamo che il fungo avesse già assimilato la forma e almeno parte della memoria del suo primo ospite umano, quando è stato disperso dal fuoco. Ora è in cerca di un altro ospite per continuare a diffondersi, e la prima a cui Dora penserebbe...
– ...sono io. – concluse Nina. Sciolse le braccia e si torse le mani, appoggiate sulle gambe.
– È per questo che ti cercavo, perché se riusciamo a tenerti al sicuro, forse riusciamo a rallentarlo mentre cerchiamo una soluzione definitiva. – L'uomo distolse gli occhi dalla strada per sbirciare Nina. Emise un mugolio strozzato, poi imprecò. – Oh mio Dio, Cristo santo, sei già contaminata!
Nina abbassò lo sguardo alle mani. Uno sbuffo di polvere gialla le disegnava un'ondina sul dorso della destra.
L'uomo continuò a imprecare, a voce sempre più alta, mentre eseguiva una brusca inversione a U. – Perché non l'hai detto subito, Cristo, non ti posso portare in giro, è proprio quello che vuole quella cosa! Devo riportarti indietro, devo chiuderti in una stanza, non devi vedere nessuno, nessuno, hai capito?
Nina scosse la mano e la polvere gialla si librò nell'aria. Le sembrò strano, ma non provava nessuna paura mentre la polvere gialla turbinava nell'abitacolo dell'auto, sempre più densa. L'uomo strillava ormai, urlava di non aprire i finestrini, pregava, implorava. Nina vide la polvere gialla addensarsi in un volto e in un paio di braccia dietro il poggiatesta del guidatore. Il fantasma di Dora sorrise a Nina, pose un indice davanti alle labbra per intimarle il silenzio, allungò in avanti le braccia e con una secca torsione spezzò il collo dell'uomo.
Nina urlò e si protesse il volto con le braccia mentre l'auto andava a sbattere contro un lampione.

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