lunedì 9 marzo 2020

La maledizione del cuore infranto


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


– Ops.
Alcyone mi fissò con la stessa aria spensierata di sempre, con appena una traccia di rossore sulle guance. Non sembrava nemmeno preoccupata da quello che aveva appena combinato. Io, invece, già mi vedevo con il cappio al collo.
– Ops? Tutto qui quello che sai dire, ops?
Mi era sembrato un lavoro facile. Un regno come tanti, che offriva una ricompensa al mago che avesse saputo sciogliere la maledizione gettata sul suo principe da un'amante scaricata, una donna che per combinazione si era rivelata essere una strega vendicativa e molto gelosa. Ci avevano spiegato che la strega aveva reso il principe insensibile e rigido come una statua di pietra, affinché tutti potessero vedere com'era davvero. Dato che avevo a mia disposizione una maga specializzata nelle metamorfosi, quando riusciva a concentrarsi per due minuti di seguito sullo stesso argomento, avevo concluso che per noi sarebbe stato facile ottenere la ricompensa.
Avevo sottovalutato la capacità di Alcyone di complicare anche gli incarichi più semplici.
– Perché? – mugolai, gettandomi in ginocchio. – Perché non ce ne va mai bene una?
– Dai, non farne una tragedia. – Alcyone mi si avvicinò e mi posò una mano su una spalla. – È solo che... dove prima c'era un cuore infranto, ora c'è anche un principe infranto. Però, qualcuno dovrebbe seriamente riprogettare questa stanza. Mi chiedo chi ha deciso di mettere un argano con braccio girevole proprio qui sopra. E quelle colonne! Dovrebbero essere meno instabili, e chi è il matto che ha reso così affilata la spada di quella statua di rame? Qualcuno poteva farsi male, per fortuna che è caduta solo sulle corde che tenevano su il lampadario sopra il, emh... principe... ma certo, tutto poteva essere evitato se qualcuno avesse messo un cartello con scritto "vietato appoggiarsi a questa leva", non credi?
Digrignai i denti, e con un rantolo inarticolato le indicai proprio il cartello che lei chiedeva, giusto accanto alla leva incriminata.
Alcyone seguì la direzione in cui puntavo il dito, e tutto quello che riuscì a dire fu: – Ma guarda, c'è il cartello! Non l'avevo proprio visto.
Si inginocchiò accanto a me e radunò alcuni frammenti dell'ormai ex principe. – Forse possiamo rimetterlo assieme. Se mi aiuti. Non sono mai stata brava con questo genere di cose... si fa troppa fatica. Oooooh, guarda, questo pezzo luccica!
Qualunque replica mi fosse venuta in mente, fu soffocata dai colpi delle guardie sulla porta chiusa. – Maga! – sbottò in tono rude il capitano delle guardie. – Maga, vieni fuori di lì, il re deve parlarti!
Io e Alcyone ci fissammo. – Lo hanno già saputo? – sussurrai io. Alcyone fece per alzarsi, ma io mi aggrappai alle maniche della sua camicetta. – No, non aprire! – le ingiunsi mentre i colpi alla porta si ripetevano. – Siamo morti. Morti, morti, morti. Stavolta siamo morti-morti sul serio.
– No, andrà tutto bene, vedrai
Alcyone sorrideva. Mi accarezzò la testa, e per un attimo invidiai la sua totale incapacità di provare panico. Quello, prima di ripiombare nel panico e immaginare in maniera vivida tutti i modi in cui potevano giustiziarci per aver ucciso il principe.
Naturalmente, alla fine, venne fuori che aveva più o meno ragione lei. Avevamo equivocato. La buona notizia era che quello non era il principe, bensì una statua costruita in suo onore per il suo compleanno. Il vero principe giaceva a letto rigido e insensibile come una statua, e non trasformato in una statua. La ricompensa sarebbe stata sufficiente a ripagare la statua che avevamo distrutto, lasciandoci con niente in mano, se solo la maledizione non fosse stata di un tipo che andava al di là delle competenze di Alcyone.
E questa era la cattiva notizia.

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