giovedì 5 marzo 2020

Le conseguenze


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


– Tu... tu hai la faccia tosta di ripresentarti qui?
Vivienne non si aspettava quell'accoglienza. In genere, in sala insegnanti passava per quella invisibile, quando qualcuno non aveva una notizia da comunicarle o un favore da chiederle. Ma in quel momento, tutti gli occhi erano su di lei, e non si trattava di sguardi amichevoli. No. Niente affatto amichevoli.
– Che succede? – chiese Vivienne, al colmo della confusione.
A gruppi, gli insegnanti si misero a parlottare, mentre la preside ribatteva con un tono di voce esasperato: – Che succede? La scuola rischia una marea di denunce per colpa tua. Dio solo sa che cosa hai fatto per spaventare tanto quei ragazzi...
– Io... cosa? – Vivienne sbirciò gli altri insegnanti. Nessuno si degnò di darle una spiegazione più comprensibile. Vivienne cercò un qualche segno che si trattasse di uno scherzo: un mezzo sorriso, o un'occhiata divertita, ma erano tutti troppo seri e troppo cupi. Perfino Mark, che dopo il primo sguardo non le aveva più rivolto gli occhi.
– La maggior parte di quella classe non vuole nemmeno parlarne! – sbottò la preside. – E non è tutto... vieni con me.
La preside le si avvicinò, l'afferrò per il gomito e la condusse di malagrazia lungo i corridoi. Mentre cercava di tenere il passo, Vivienne si voltò indietro: gli altri insegnanti la stavano seguendo.
Senza aggiungere una parola, la preside si fermò di fronte alla porta della biblioteca, prese le chiavi, l'aprì e spinse Vivienne all'interno.
Poi accese la luce.
Vivienne si portò una mano alla bocca e sentì le lacrime pungerle gli occhi non appena lo vide.
Il pavimento era cosparso di pagine strappate e volumi spaccati in due lungo il dorso. Gli scaffali giacevano vuoti, per la maggior parte rovesciati a terra, ma almeno due erano ridotti a monconi di legno che spuntavano spezzati tra il caos di carta e d'inchiostro, come relitti di una nave dopo la tempesta.
Vivienne si inginocchiò e raccolse un frontespizio senza più pagine. Lo girò e lesse il titolo in lettere dorate. "Il dottor Jekill e Mr Hyde". Che genere di mostro poteva aver compiuto quello scempio?
La parola le uscì come un singhiozzo. – Chi...?
– Oh, non metterti a piangere adesso – la rimproverò la preside. Incrociò le braccia. – Potevi pensarci prima di vandalizzare una proprietà della scuola.
Vivienne rivolse uno sguardo incredulo agli insegnanti rimasti in corridoio. Dalle loro espressioni severe capì che erano tutti convinti che fosse stata lei, ma doveva esserci un errore.
Lei si era svegliata quella mattina e aveva scoperto di aver saltato un giorno, quindi era impossibile che fosse stata lei.
Forse... forse aveva una sosia. Una specie di gemella malvagia che aveva preso il suo posto, sì, approfittando del fatto che lei aveva dormito tutto il giorno. Forse era stata proprio quell'altra, spregevole persona che l'aveva narcotizzata per impedirle di sventare il suo piano, di smascherarla.
Ma quella spiegazione che pareva perfettamente sensata a lei sarebbe apparsa folle a tutti gli altri, e così Vivienne non riuscì a parlarne.
Eppure, lei sperava tanto che fosse la spiegazione giusta. Perché l'altra che le era venuta in mente... Vivienne guardò la copertina del romanzo. L'altra era che fosse stata lei il mostro che aveva devastato la biblioteca, anche se non era esattamente lei. Quella spiegazione era la più spaventosa, perché Vivienne poteva cercare e fermare un'estranea con il suo volto, ma non aveva difesa contro un'estranea nel suo corpo. E non sapeva se sarebbe accaduto di nuovo, né quando.
– Questa è solo una delle conseguenze del tuo comportamento irresponsabile – sentenziò la preside. – Dobbiamo ancora quantificare i danni. Intanto, non possiamo lasciarti avvicinare agli studenti finché non avremo chiarito cosa è successo. Per ora ti occuperai di sistemare questo disastro, e fare un elenco dei libri distrutti. Ma non da sola. – La preside si voltò verso gli insegnanti. – Mark, tu hai la prima ora libera, potresti tenerla d'occhio tu finché non hai lezione?
– Non voglio più avere niente a che fare con quella... persona – ribatté Mark, la voce distorta dal disgusto. Vivienne alzò gli occhi: non la stava guardando. Non l'aveva più guardata. Mark si girò e se ne andò, lasciandola a chiedersi che cosa fosse accaduto tra Mark e l'altra lei da indurlo a reagire così.
La preside chiese ancora, ma nessuno volle restare da solo con lei.
Alla fine, la lasciarono alla sorveglianza della robusta collaboratrice scolastica che aveva tutta l'aria di un arcigno secondino.

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