lunedì 28 maggio 2018

La gabbia per umani

(racconto ispirato dall'esercizio Nelle sue zampe. Ho scelto di mettermi nelle zampe e nelle piume di un passerotto alla finestra di bambino)
 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Toh, una gabbia per umani. Ne avevo sentito parlare, ma non ne avevo mai vista una. Questa è rettangolare, con le sbarre che salgono su come tronchi di arbusti e che dei tronchi hanno pure lo stesso colore. La bestiolina umana, che è più piccola di quelle che di solito mi rincorrono per cercare di mangiarmi, se ne sta distesa e schiacciata contro le sbarre. Ha gli occhi chiusi. Sta dormendo? Ma come fa se non ha la testa sotto il braccio, anzi, è il braccio a essere sotto la testa, vorrei avvertirlo che è tutto sbagliato. Io fin da quando ero nel nido sapevo come si dorme! Chissà, forse è solo stanco perché ha provato a scappare dalla gabbia tutto il giorno e adesso non ce la fa più, povero cucciolo. Forse ha provato a raggiungere quelle belle cose colorate che ci sono fuori dalla gabbia, sono dappertutto, di tante forme, lisce, pelose, grandi, piccole, rosse, verdi e gialle… sfido io che si sia addormentato. Meglio che me ne voli via prima che si svegli e pigoli per chiamare gli altri umani. Anche se un dubbio mi rimane: ma se a mettere gli uccellini in gabbia sono gli umani, chi può essere tanto più grande e crudele da mettere in gabbia uno di loro?

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