lunedì 25 giugno 2018

Tempismo

(racconto ispirato dall'esercizio Ti racconto una storia. Ho scelto di modificare uno dei primi brani del sabato, quello corrispondente alla parola Fugace, e il narratore in terza persona scelto è il numero 6, un concetto personificato. Trattandosi di Fugace, mi è venuto in mente il Tempo)

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.



 Questo è il brano originale:
 
Avevo sempre saputo quale dei tre occhi della morte si sarebbe aperto per me. Solo, non avevo immaginato che lo avrebbe fatto così presto.
Mentre quei due energumeni di guardie mi scortavano verso il patibolo non potevo far altro che cercare di rallentarli il più possibile e godermi i miei ultimi istanti. Sapete, pensare a quanto fosse fugace la vita e idiozie del genere. Avevo già tentato tutti i trucchi che conoscevo, dallo "svicola e scappa finché non ti riprendono", al "colpisci e finisci massacrato di botte", al sempre classico "nega l'evidenza fino all'inverosimile".
Ma Torris Znar era una città di mercanti che non vedeva di buon occhio i ladri che non fossero quelli che mercanteggiavano in piazza, così nessuno si era bevuto la mia storia del "Quello è l'aeroscafo del governatore? Ma ne siete proprio sicuri? Io l'ho trovato abbandonato in mezzo al deserto, non ne avevo idea!"
Me ne andavo strascicando i piedi e lasciando che mi trascinassero a peso morto verso il mio destino, quando li vidi. L'ometto col turbante e la creatura in catene che stava spingendo sul palco, verso il banditore, pungolandola a ogni passo. Sotto gli stracci s'intravedevano lunghe cicatrici chiare e squame nere spezzate, testimoni di quante volte avesse provato i miei stessi trucchi senza riuscirci, eppure quella creatura conservava lo sguardo ferino, selvaggio, e la dignità di chi non era stato piegato. L'ometto si distrasse al passaggio dei miei forzuti accompagnatori che sbraitavano per aprirsi la strada tra la folla, e si unì al coro generale di "a morte il ladro!".
Fu una fortunata e benedetta coincidenza per entrambi. Al mutaforma serviva un diversivo, a me qualcuno che si avventasse sulle guardie con la ferocia di una tigre.
Ci guardammo, e non ci fu bisogno di parole. Passare da una vita fugace a una vita in fuga fu rapido quanto cancellare quelle due lettere da una scritta sulla sabbia.
 
 
Ed ecco qui il brano modificato:
 
Ti sei mai accorto di quanto poco basta per cambiare un'esistenza? A volte, salvarla o distruggerla è una mera questione di istanti. Incontri stretti in un collo di clessidra, che potevano non accadere, se solo il passaggio di un granello di sabbia fosse avvenuto un istante prima, o un istante dopo.
Aglaudi Mirewn mi aveva spesso sfidato. Nonostante la sua esistenza fosse necessariamente finita, una breve sequenza con un suo inizio e un suo termine, quell'uomo sembrava avere fin troppa fretta di giungere alla conclusione. Miliardi di loro avevano calpestato la terra da quando la specie umana era comparsa, ma non era mai esistito nessuno con la stessa passione per il rischio, e con il suo identico desiderio di rincorrere il pericolo.
Quando lo presero usò le solite scuse, cercò di fuggire e di combatterli. Per quel poco che gli lasciarono aprire bocca, parlò velocemente alle guardie di Torris Znar, quasi sapesse di essere giunto ai suoi ultimi rintocchi.
Poi, per la prima volta nella sua vita, Aglaudi Mirewn rallentò. Era sorprendente come quell'uomo perennemente intento a rincorrere i secondi si lasciasse trascinare avanti da altri lungo le vie e nella pazza, lento e pesante come se così avesse potuto trattenere il ticchettio di un orologio.
Nello stesso momento, un prigioniero di una specie diversa, quella che Aglaudi Mirewn avrebbe chiamato mutaforma, stava per essere venduto al migliore offerente. Anche per lui, sebbene misurasse lo scorrere della sua esistenza in un modo diverso, la differenza tra libertà e cattura era consistita in pochi battiti di cuore.
Si trovarono insieme, nello stesso momento, a passare da quella piazza, entrambi in direzione di ciò che ciascuno di loro considerava la morte.
Non avrebbero mai potuto capire da chi, ma era stata offerta loro un'occasione. Una coincidenza. Prenderla o lasciarla fuggire spettava a entrambi, così come oggi spetta a te.

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