giovedì 23 agosto 2018

Aggiungere, togliere, stravolgere

Parlando di revisione di un testo, secondo la mia esperienza, a parte correggere gli inevitabili errori, i refusi e sistemare quelle informazioni su cui hai dovuto fare una ricerca, sono tre i tipi di cambiamenti che puoi fare: aggiungere, togliere, e stravolgere.


Aggiungere


M. Kirin sostiene che ci sono due tipi di scrittori, quelli che durante la revisione aggiungono e quelli che tolgono, e che nel suo caso deve aggiungere perché si dimentica sempre di descrivere un personaggio o un luogo.
Riguardo ai miei primi racconti e romanzi, se dovessi riprendere in mano (come appunto sto facendo) uno di quelli, potrei affermare anch'io di essere il tipo di scrittore che aggiunge. Quelle storie infatti, rileggendole oggi, mi appaiono tanto scarne e sbrigative da sembrare degli scheletri su cui dover mettere un po' di carne prima di presentarle a qualcuno. Non perché non vada bene uno stile asciutto e diretto, anzi: con la storia e il narratore giusto, perché no? Ma per quanto mi riguarda, mi rendo conto ora che nei miei primi lavori spesso mancano collegamenti tra le scene, o sono così "raccontati" da non permettere a chi legge di immergersi nell'ambientazione. Mancano gli odori, i suoni, le sensazioni. Il che non significa dilungarsi a descrivere nei minimi particolari un dettaglio di quel mondo, ma offrire qui e là qualche suggestione e lasciare che chi legge immagini il resto.
Le mie aggiunte vanno da una singola frase per precisare una questione importante (meglio scrivere che uscendo dalla stanza quel personaggio si porta via quell'oggetto, che sarà fondamentale più avanti) a un'intera scena che mancava per dare senso alla sequenza di eventi (non è possibile che il protagonista cambi idea dalla notte al giorno, serve un momento di dubbio o un "incidente" che gli faccia prendere in considerazione la nuova prospettiva).


Togliere


Stephen King nel suo "On Writing" riporta questa proporzione: seconda stesura = prima stesura - 10%. Quindi, riprendendo i tipi di scrittori, lui è uno di quelli che toglie. E molto.
Ridurre, sintetizzare, è qualcosa che ho imparato a fare dopo, quando mi sono resa conto che ormai avevo imparato così bene ad aggiungere da farlo fin troppo. È qualcosa che sto ancora imparando, anche qui nel blog: se per i post in genere non mi pongo un limite, con i brani del sabato ho scelto di non andare oltre le 2000 battute. Regolarmente mi ritrovo a scoprire di aver sforato, e di dovermi chiedere cosa è superfluo, cosa posso tagliare. A volte è semplice, altre è una bella sfida. Che spero di riuscire a portare anche nel correggere i miei romanzi.
Ci sono volte in cui ho tolto frasi o singole parole perché ridondanti (un aggettivo già implicito nel nome, come "solido" riferito al marmo, o "labile" per un tratto di matita; oppure, quante volte posso ribadire la paura di un personaggio prima di passare dal senso di angoscia a quello di noia?); in altri casi, ho eliminato un personaggio o una scena perché mi sono resa conto che era inutile ai sensi della storia, oppure non aveva molto senso nel contesto (d'accordo, quando l'ho scritto avevo letto quel romanzo sui lupi e all'epoca ne ero affascinata, ma perché mai dovrei coinvolgerne uno nella mia storia, in un episodio tra l'altro mai più menzionato e che non influenza il resto del romanzo?).
Qualunque sia il motivo per togliere un passaggio, per alcune persone cancellare quanto si ha scritto può risultare l'operazione più difficile in assoluto. Perché forse le parole che hai scritto ti piacevano, e dato che ci hai investito del tempo, al momento di eliminarlo puoi farti prendere dai dubbi. Ma cerca di guardarlo con obiettività: se quel passaggio non appartiene alla tua storia, prendi coraggio e toglilo. Potresti accorgerti che, una volta usato il bisturi, il tuo racconto è migliore e più in salute di prima.


Stravolgere


La terza modifica è un po' particolare. Potrebbe essere descritta come un togliere e aggiungere allo stesso tempo. Forse non modifica la lunghezza del testo, ma ne altera i connotati. Potresti sentire che un personaggio non è come lo avevi immaginato all'inizio, e devi riscrivere tutte le sue scene per tenere conto di questa sua personalità o identità differente rispetto a quella della prima stesura. Oppure ti è venuta in mente una regola del mondo o della società in cui si muovono i personaggi che darebbe più senso al finale, e ti conviene citarla o riscrivere delle scene per tenerne conto in tutte le occasioni in cui potrebbe influire sugli eventi. Puoi aver trovato, a mente fredda, buchi nella trama che non avevi notato durante la prima scrittura, e per sistemarli occorre qualcosa di più di una piccola aggiunta. Oppure, semplicemente, quella parte non ti piace, ti annoia, e hai trovato l'idea perfetta per renderla più interessante.
Le occasioni in cui ho stravolto una delle mie storie non si contano. Per tutti i motivi che ho citato sopra, e per altri. E credo che in futuro, continuando, troverò moltissime altre ragioni e modi di stravolgere un racconto o un romanzo che ho scritto. Purché la nuova versione sia più coerente, più scorrevole e più appassionante della vecchia.


E tu, che ne pensi? In fase di revisione tendi più ad aggiungere, a togliere o a stravolgere ciò che hai scritto? Raccontami pure la tua esperienza nei commenti, non vedo l'ora di leggerla!

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