giovedì 28 marzo 2019

La risposta è nel silenzio

Oggi sarebbe toccato alla terza recensione, ma ahimè, il libro che sto leggendo in questi giorni è lungo, e per com'è scritto lo sembra ancora di più. Motivo per cui ho deciso di concedermi altro tempo, rimandarla di due settimane, e lasciare spazio nel frattempo a una riflessione.

C'è un consiglio che ho letto una volta, non mi ricordo più dove. Ricordo solo che era in mezzo a tanti altri, e che probabilmente di tutti è l'unico che mi sia rimasto dentro. Perché è qualcosa di molto semplice, ma evidentemente piuttosto difficile da mettere in pratica, dato che quando c'è da parlar male di certi personaggi o opere che mal si sopportano, in pochi si tirano indietro. Senza rendersi conto che, nel criticare ciò che non va a genio, in realtà si sta facendo proprio il suo gioco, diffondendo comunque il suo nome e la sua immagine. Lo aveva capito già Oscar Wilde, in tempi di minore connessione globale, ma non per questo meno ricchi di chiacchiere e scandali: "Parlarne bene o parlarne male, purché se ne parli".

E allora il consiglio, forse lo avrai già capito, è questo: non parlarne. Non perdere tempo a puntualizzare i difetti, a enumerare i peccati, a criticare gli errori. Non nominare neppure l'oggetto del tuo sdegno. La vita è troppo breve per dedicare il tuo tempo a ciò che non stimi. Allontanati dal coro delle voci che ripetono plausi o maledizioni, lascia che si assottigli fino a venir sovrastato da altri e più potenti cori, per cadere infine nell'oblio. Perché sì, rimarranno al suo fianco gli estimatori, ma la loro voce non sarà più così potente senza l'eco che tu gli fornisci con la tua critica. Giacché la portata di un fiume è aumentata da ogni torrente, che porti acqua limpida o torbida di fango, fai ciò che a ben guardare è la cosa più ovvia: crea una diga, e smetti di alimentarlo.

Non è facile, lo so. Quando hai un'opinione così forte su un determinato argomento, è dura astenersi dal parlarne. E pur con la timidezza e quel consiglio che ho fatto mio in tasca, capita anche a me talvolta di cadere nella trappola, e aggiungere la mia voce a un canto che invece preferirei smettere di ascoltare.

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