sabato 13 gennaio 2018

Vicissitudine

Ci sono volte in qui mi scervello e mi affanno a sfogliare il dizionario, e altre in cui non ho nemmeno bisogno di aprirlo. Oggi mi sono svegliata con questa parola in mente. Comincia con la v, perciò ho pensato che fosse perfetta per questo sabato.

Vicissitudine [vi-cis-si-tù-di-ne] s.f. (al pl.) Esperienze negative, tristi eventi, traversie.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Ho parecchi personaggi che he hanno "passate tante". Fa parte della natura delle storie. Ma forse nessuno ha attraversato più guai di Tia Midsummer, quindi ho pensato che fosse perfetta per un brano sulla parola vicissitudine.


Lo ammetto: mi ero un po' distratta mentre quell'uomo mi raccontava le sue vicissitudini. Difficile stare attenta per tutta l'ora di monotono e lagnoso borbottio in cui mi aveva trascinato. Problemi di donne e sventure varie, ma già alla terza femmina mi ero persa.
In fondo, i loro problemi erano tutti uguali.
Se fossi stata un po' più stupida ed egocentrica gli avrei dimostrato a quanto poco era sopravvissuto, in confronto a me. Ma espormi in quel modo non mi avrebbe fatto ottenere quel che volevo, oltre a fornirgli armi che non intendevo lasciare nelle mani di nessuno.
La conoscenza è potere. Me lo aveva insegnato il Corvaccio nel modo più doloroso, usando contro di me tutto ciò che da me aveva appreso.
– Mh-mh. Capisco. E poi? – mormorai, trangugiando il vino e infilando un altro pezzo di bistecca in bocca. Ero affamata, senza un soldo, senza un posto dove stare, e trovare un pollo che mi offrisse da bere e da mangiare era stata un'impresa.
– E poi? Amico, non mi hai ascoltato? Cosa vuoi che mi succeda ancora?
Mi ero presentata come un giovanotto, perché per il suo bene era meglio che non mi offrisse anche un posto nel suo letto, oltre alla cena. L'ultimo che ci aveva provato aveva smesso per sempre di frequentare i bordelli.
– Oh, be'... questo me lo devi dire tu – bofonchiai con la bocca mezza piena. Mandai giù prima di proseguire: – Cosa vuoi che ti succeda ancora?
Si protese in avanti. Mi scrutò a lungo. – ...che intendi dire?
Agganciato.
Mi pulii le mani sul tovagliolo lercio. – Intendo dire, amico mio... – Abbassai la voce e assunsi quel tono, quello che li allettava sempre. – Che ne hai passate tante, e che forse è ora che tu prenda in mano il tuo destino. Per come la vedo io, te lo meriti. Dimmi un po', che cosa saresti disposto a dare per avere la fortuna finalmente dalla tua parte?
Avevo dovuto sorbirmi la sua sequela di vicissitudini banali e ridicole, ma ne era valsa la pena: stavo per guadagnarmi, assieme alla cena, anche un bel po' di grana.

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