sabato 23 novembre 2019

Aureo


Aureo [àu-re-o] agg., s. 1 agg. D'oro. 2. agg. Del colore dell'oro; estens. splendente, luminoso. 3. agg. fig. Eccellente, ottimo, caratterizzato dal maggior splendore. 4. s.m. Moneta d'oro romana coniata a partire dal 49 a.C.

Etimologia: il termine proviene dal latino aurĕu(m), derivato di āurum, "oro".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Novandro Manik from Pexels


Mi apparve così, all'improvviso, alla luce dell'ultimo sole tra i rami. La veste leggerissima e trasparente non poteva celare i bagliori aurei che riverberavano dal tramonto sulla sua pelle, né i riflessi delle gemme preziose che erano parte di lei e le coprivano le spalle, il seno e le parti intime. Un incontro inaspettato e fortuito. Un genio, la più schiva ed elusiva delle creature.
Probabilmente il genio lesse la sorpresa sul mio volto, poiché mi disse, con una voce che pareva essa stessa oro e magia, tanto era inumana: – Che cosa sono tu lo sai, bambina.
Non era una domanda, ma io annuii in risposta.
– La più preziosa tra le creature che camminano sulla terra da avere al proprio fianco, mia signora – proseguì il genio, mentre con passi lenti dei piedi nudi mi si avvicinava e mi girava attorno.
Mi voltai per seguirla con gli occhi. Un po' avevo paura. I geni erano potenti e imprevedibili, ma sapevo qualcosa che mi rassicurava. – So che non potete usare la magia, se non su richiesta di qualcun altro.
– È esatto – disse il genio, fermandosi di fronte a me. – La nostra magia non funziona per noi. Così ci ha create la dea, o ci ha maledetto per un torto che nemmeno noi ricordiamo.
Scorsi la lampada appesa a uno dei bracciali scintillanti al suo polso e seppi che lei non aveva padroni. Forse l'incontro non era così casuale come pensavo, mi dissi, forse mi stava cercando. Forse, quella era la mia occasione aurea, una di quelle che capitano una sola volta nella vita. Mi allungai per afferrare la lampada, ma il genio si fece indietro, fuori dalla mia portata.
– Non così presto – disse, e la sua voce si fece fredda e malevola. – Non concediamo alla leggera il dono della nostra magia, a chi non riteniamo degno.
Tremai. Avevo compreso solo allora che il genio mi stava valutando, e io avevo appena fallito la prova. Non poteva usare la magia, ma era comunque pericolosa. E i geni non erano famosi per essere clementi con chi non soddisfaceva le loro aspettative.

Nessun commento:

Posta un commento