lunedì 25 novembre 2019

Disillusa


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Ogni volta la stessa storia. Puntualmente, anzi, ogni anno con sempre maggiore anticipo, dappertutto spuntano lucine colorate e dolci eccessivamente zuccherati e tutto è scintillante e variopinto e gioioso.
Insopportabile. Da quando la bisnonna mi aveva passato la "cosa" che è l'eredità e la maledizione di famiglia, il mondo è diventato un posto grigio, insulso, ripetitivo. Mi sono abituata presto all'indifferenza per la mia nuova vita, alla noia costante che allunga ogni minuto delle mie giornate sempre uguali, a cui raramente riesco a porre rimedio con un diversivo. Come quando ho convinto uno sprovveduto di essere la dea della disperazione esiliata tra i mortali, ruolo non difficile da sostenere dato come mi sento, e il tizio è andato avanti per un mese a servirmi e a chiamarmi "vostra tormentosità", sebbene mi fossi stancata del gioco già al terzo giorno.
Ma questo periodo dell'anno, con la sua pretesa di portare speranza e una ventata di novità sotto la patina di frenesia commerciale, è la più ignobile delle bugie.
Tutti si illudono, ma con l'arrivo di un altro Natale e dell'anno nuovo, nulla cambierà.
Nulla cambia mai.
Perché nessuna delle formichine operose che girano per i negozi riesce a capirlo?

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