giovedì 15 febbraio 2018

Combatti o fuggi

Quando ho scritto l'esercizio precedente, Vorrei... ma non posso, mi sono resa conto di aver trascurato un dettaglio. Per quanto riguarda la costruzione di un personaggio e il conflitto che anima una storia, ma anche per quanto riguarda le persone al di fuori di un libro, non esiste solo uno o più obiettivi e gli ostacoli sulla strada per realizzarli. Non esiste solo ciò verso cui un personaggio si muove, ma anche ciò da cui si allontana. Ciò di cui ha paura, ma senza alcun motivo razionale e fondato per farlo. Per rimediare, ho ideato l'esercizio di questa settimana, Scene da brivido.

La paura. La paura può essere considerata come un altro tipo di ostacolo alla realizzazione dell'obiettivo del personaggio, uno di tipo interiore invece che esteriore. Il nemico invisibile, il più difficile da affrontare, quello che è dentro di te. In effetti, l'oggetto della paura non è il vero avversario del personaggio che la prova, ma è solo una scusa per far emergere il conflitto interiore. Come reagirà il tuo personaggio di fronte a ciò che lo spaventa?

Scapperà?

Resterà impietrito, senza poter reagire?

Si nasconderà?

Lotterà contro ciò che lo terrorizza?

Oppure... si renderà conto che quella cosa, quella che gli fa paura, non è poi così spaventosa o pericolosa come credeva?

L'ultima sembrerebbe la scelta più logica. Ma... c'è un ma. Se il tuo personaggio provava in principio una paura irrazionale, vuol dire che tanto logico non è. E una paura del genere, una fobia, si mantiene per un semplice meccanismo. Il terrore porta a evitare di affrontare ciò che ti spaventa, rendendo impossibile riconoscerlo per ciò che è: qualcosa di innocuo, nella maggior parte dei casi. Chi ha paura di volare non prenderà mai un aereo, e se per caso vi fosse costretto, il panico potrebbe rendere l'esperienza talmente spiacevole da rafforzare la paura, invece di spegnerla. Chi ha paura di qualche animale cercherà di stargli il più lontano possibile; figuriamoci se può pensare di studiarlo per capire se è così rischioso avvicinarlo come crede. Chi ha paura di essere colpito da un fulmine non legge le statistiche.

Come agirà il tuo personaggio dipende dalla situazione e dalla sua indole. Combattere o fuggire sono le reazioni istintive di fronte a ciò che terrorizza, e dipendono dallo stesso meccanismo. Tutta colpa dell'adrenalina. Ricordati di descrivere non solo che cosa fa, ma anche come si sente: l'aumento del battito cardiaco, il respiro più rapido, il sudore, una stretta allo stomaco, le gambe che tremano... a questo proposito, il modo che usi per raccontare la storia può influenzare l'effetto che ottieni:
  • se desideri coinvolgere il lettore, fargli provare le stesse sensazioni del personaggio, perfino renderlo ignaro di quanto sia irrazionale la sua paura, prova a narrare in prima persona ciò che sta vivendo. In alternativa, una terza persona focalizzata su quel determinato personaggio può andare, anche se secondo me è meno efficace della soluzione precedente.
  • se desideri dare una visione più obiettiva, mostrare quanto sia illogico o ridicolo provare paura in quella situazione, un narratore in terza persona, o anche in prima persona ma diversa dal personaggio che è nel panico, è la scelta che fa per te.

Allora, come racconterai la tua storia? Di che cosa ha paura il tuo personaggio? Buttati nella scrittura, non ci pensare. Non aver paura di scrivere. Solo così potrai scoprire che, in fondo, la pagina bianca non era un nemico così difficile da affrontare.
Io sono qui, e aspetto il tuo racconto!

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