sabato 17 febbraio 2018

Dimestichezza

Come altre che ho già inserito in questa rubrica del sabato, trovo che questa parola abbia un sapore antico, ricercato, nonostante il suono un po' comico. Da usare con parsimonia sulle labbra di personaggi colti o di un narratore dal linguaggio raffinato. O almeno, questa è l'impressione che dà a me.

Dimestichezza [di-me-sti-chéz-za] s.f. 1. Rapporto di intima familiarità con qualcuno. Confidenza. 2. estens. Ottima conoscenza di una materia, che consente di essere perfettamente addentro a tutte le sue tematiche, implicazioni ecc. Pratica.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.



Forse per un'assonanza con "addomesticare" (in effetti etimologicamente hanno la stessa origine, anche se non si direbbe), l'immagine che mi fa venire in mente è quella di un animale, e di una mano che si avvicina per accarezzarlo. Dovevo solo capire di che tipo di bestia si tratta, e a chi appartiene la mano.


Non ne avevo mai visto uno. Non da vicino. Perciò restai indietro quando Jossintaur si accostò alla creatura serpentiforme, passò la mano tra i peli candidi della criniera e appoggiò la fronte al suo muso leonino, dai riflessi verdi e azzurri.
Poi si voltò e mi tese la mano. – Coraggio Sara, vieni qui!
Sbirciai la fila di zanne nella bocca larga e scossi la testa. – Non ho dimestichezza con i Lung.
Lui rise e mi si avvicinò. Indietreggiai e strinsi tra le dita il velluto della gonna. – No... no, ti prego, ho paura...
Lo supplicai, ma lui non mi diede retta. Intrecciò le sue dita alle mie, mi rivolse quel sorriso e disse: – E non l'avrai mai se non provi a conoscerne uno, principessa.
Jossintaur mi tenne per mano, mi condusse alla creatura e immerse le nostre dita nel suo manto soffice e lieve, che pareva fatto di nuvole. Le frange piumate sulle sue squame d'argento mi solleticarono la pelle mentre Jossintaur muoveva le nostre mani avanti e indietro. Lui fu scaltro come al solito: non lasciò la presa finché non mi vide schiudere le labbra in un sorriso, e a quel punto ero io che facevo scorrere, da sola, la mano sul manto dai riflessi argentei.
Il drago orientale rivolse il grosso muso indietro e ci scrutò. Immaginai che si chiedesse che cosa stessero facendo quelle due creaturine curiose.
– Visto? – mi chiese Jossintaur. – I Lung sono pacifici. Non sono come i draghi che conosci tu.
Annuii. – Mi chiedo... – Morsi il labbro inferiore e mi girai verso di lui.
– Desideri volare sul suo dorso? Si può fare, se lo vuoi.
Scossi la testa e allacciai le mani in grembo. – Non oggi. Permettimi di acquisire dimestichezza con i Lung un passo alla volta. – Guardai il sacchetto che portava alla cintura. – Devi aver fatto qualcosa di molto speciale per avere una perla di drago.
– È una storia lunga, principessa – disse Jossintaur. – E bizzarra. La vuoi sentire?
Annuii. Lui iniziò a raccontare, dimostrandomi che il Lung non era l'unico argomento con cui aveva una certa dimestichezza.

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