giovedì 1 febbraio 2018

Cuore e muscoli

Ritengo che una storia non dovrebbe essere costruita a tavolino. Non, almeno, senza tener conto dei personaggi che la animano.

Nel mio modo di intendere la parola scritta, i personaggi sono l'anima e il cuore di una storia. Quando inizio un racconto, quando leggo oppure scrivo, lo faccio perché ho qualcuno di interessante sottomano, le cui vicende vale la pena di seguire. E per poter capire dove sta andando, quale sarà la sua prossima mossa, è importante conoscere due cose: che cosa desidera, e che cosa vuole a tutti i costi evitare. Questi sono, se mi è consentito il paragone, la carota e il bastone in grado di spronare un determinato personaggio. Quando ha ottenuto ciò che desidera e ha evitato ciò che teme, il personaggio ha raggiunto quel punto di equilibrio che si chiama lieto fine, e non ha più motivo di muoversi, di cambiare la sua situazione.

Ma prima, per far si che una storia duri più di qualche frase, entra in gioco il conflitto. Un ostacolo, un nemico, una difficoltà oggettiva, esteriore, oppure psicologica. Se i personaggi sono l'anima e il cuore di una storia, il conflitto ne è i muscoli. Senza, non si va da nessuna parte. La storia si affloscia e resta immobile.

Qualche anno fa esisteva in un programma comico uno sketch chiamato "Teatro senza conflitto", che consisteva nel riproporre alcuni classici del teatro e della letteratura eliminando o risolvendo il conflitto centrale della storia in pochi istanti e una battuta. L'operazione aveva un senso molto più profondo di ciò che appariva in superficie.

Ammettilo, se Cappuccetto Rosso avesse dato più retta alla madre e meno a lupi sconosciuti; se nessuna strega o matrigna avesse ostacolato l'amore tra la fanciulla di turno e il principe; se nessun cattivo avesse voglia di conquistare il mondo, e l'assassino confessasse il delitto subito dopo averlo commesso (o meglio ancora, si pentisse prima e rinunciasse), le rispettive storie non avrebbero modo di esistere. Riconosco che il conflitto, se pure nella vita è preferibile evitarlo, è una buona cosa per una storia, è ciò che la rende interessante. Non devi aver paura di essere un po' crudele con i tuoi personaggi, di metterli in difficoltà, di porre sul loro cammino proprio ciò che più temono. Viziarli, anche se ti può sembrare più gradevole, non è un buon modo di procedere, e dà vita a storie noiose, in cui tanto "si sa che al protagonista non può succedere niente di male". In fondo, è proprio nelle difficoltà che si tempra il carattere, no? Da' loro modo di dimostrare chi sono davvero.

Il lieto fine, se arriverà, sarà in questo modo molto più soddisfacente.

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