giovedì 4 ottobre 2018

Perché lo fai?

Oggi vorrei parlare di: motivazione. E non la mia motivazione a scrivere con cui ho aperto questo blog, ma la motivazione che spinge un personaggio ad agire. Perché in fondo loro sono come noi: se non vedono un vantaggio in ciò che fanno, fosse anche solo in termini di divertimento, curiosità o interesse soddisfatto... non muovono un muscolo, e la trama non ingrana.

Di recente ho letto di un personaggio la cui motivazione per fare tutto ciò che gli hanno proposto era così debole che mi è venuto spontaneo chiedermi: ma perché? Perché prendersi la briga di imbarcarsi in quell'impresa se mi hai detto chiaro e tondo che non ti interessa diventare un eroe, che ciò che hai scoperto non era in precedenza tra i tuoi argomenti preferiti, che ti infastidisce il solo fatto di essere lì e che l'addestramento per arrivare a quell'obiettivo è di un tipo che proprio non sopporti? No, "perché il romanzo riguarda questo" non è una motivazione valida.

La motivazione non è un optional. La motivazione dei personaggi è il motore della storia, non il colore della sua carrozzeria. Può attirare i personaggi verso qualcosa di gradito o spingerli lontano da ciò che non vogliono. Può essere di molti tipi diversi, personale o meno, forte o debole, consapevole o a livello di inconscio, possono addirittura coesistere più desideri contrastanti all'interno dello stesso personaggio, ma l'importante è che sia sufficiente a superare le seccature e i rischi che il personaggio sta per assumersi. Se la bilancia non pende a suo favore, se non ne vale la pena, tutto ciò che segue perde di credibilità agli occhi del lettore.

La motivazione a volte può essere una spinta ad agire assai curiosa. Due personaggi possono arrivare a compiere le stesse azioni per motivazioni del tutto diverse. Altri due, pungolati dallo stesso desiderio, possono ritrovarsi in situazioni opposte. Perché in fondo un personaggio non agisce mai da solo, il suo percorso non è una linea retta, e il protagonista non è l'unico che deve muoversi in modo coerente a seconda di ciò che lo motiva. Ogni storia è una ragnatela di azioni e reazioni sullo sfondo di una situazione iniziale. Anche i personaggi secondari non fanno qualcosa, specialmente se faticoso o potenzialmente svantaggioso, se non pensano che gli convenga farlo.

Capire le motivazioni dei personaggi nei libri che leggo o nei film che guardo è una parte importante della mia esperienza di lettura o visione. Mi aiuta a comprendere sia la loro psicologia che lo sviluppo della storia. Ed è fondamentale per entrare in empatia con questo o quel personaggio.
Prendiamo ad esempio... Ariel, la sirenetta. Potresti pensare che la sua è fondamentalmente una storia d'amore, ma la sua curiosità nei riguardi del mondo di superficie è precedente al suo incontro/salvataggio del principe Eric. Il fulcro del personaggio quindi non è l'amore romantico, bensì la meraviglia. Ma c'è di più: a queste due spinte positive, la meraviglia nei confronti di un mondo sconosciuto e il conseguente innamoramento per uno sconosciuto di quel mondo, se ne aggiunge una negativa, ovvero un padre che non comprende i suoi interessi e che le impedisce di seguire le sue passioni ed essere se stessa. Se Tritone l'avesse sostenuta, probabilmente Ariel non si sarebbe spinta più in là della sua collezione e di qualche nuotata in superficie. Solo dopo il contrasto con lui Ariel è pronta a rischiare tutto mettendosi nelle mani della strega del mare. Che, dal suo canto, ha le sue motivazioni per fingere di essere la soluzione che Ariel cerca. Ma questa è un'altra storia, o meglio, la stessa storia raccontata da un punto di vista differente.


Ora tocca a te, dimmi: avevi mai riflettuto a fondo sulle motivazioni dei personaggi di cui scrivi o leggi? Ce c'è qualcuno che per le sue motivazioni ti è sembrato poco credibile, o al contrario, coerente fino alle estreme conseguenze? Raccontami cosa ne pensi nei commenti!

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