sabato 18 marzo 2023

Impegolare/Impegolarsi

Impegolare [im-pe-go-là-re] v.tr. (impégolo ecc.) [sogg-v-arg] Impiastrare qualcosa di pece; impeciare.

Impegolarsi [im-pe-go-là-rsi] v.rifl. [sogg-v-prep.arg] Cacciarsi nei guai; invischiarsi in una situazione difficile; impelagarsi.

Etimologia: verbo derivato dal sostantivo pegola, "pece", dal latino picula, diminutivo di pix, picis, "pece".


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Dettaglio da una foto di Tai Zatolinni da Pexels


Un velo di sabbia le aderiva alla pelle e Lavren pensò che non poteva essere più appiccicoso nemmeno se si fosse impegolata con del catrame prima di sdraiarsi ad asciugarsi al sole. Il pizzicore che le procurava la sabbia, per quanto fine, le dipingeva macchioline grigie ai margini del campo visivo, e il fragore delle onde contro gli scogli poco distanti aveva il profumo dei gessetti che i professori usavano in classe. Forse per questo le venne in mente il volto della sua nuova amica. Un'amica a cui non avrebbe mai potuto parlare dei suoi viaggi.
La voce arancione del suo accompagnatore, un Ranaissagi di nome Joran, le domandò inquisitiva: – Ci pensi spesso a lei, più che agli altri. Chi è?
Lavren non gli rispose. Sapeva di non averne bisogno.
Alcuni di loro rispettavano i confini della pelle e, se non richiesto dal lavoro o da altri motivi, attendevano che le informazioni venissero presentate, nella forma e nella quantità desiderate, dal diretto interessato. Ma Joran non era tra questi.
– Ah, una nativa – mormorò infatti Joran un attimo dopo. – Non ti andrai a impegolare con una di loro, spero? Affezionarsi complica sempre le cose.
Lavren non si curò di soffocare l'irritazione che le sue parole le avevano provocato. Che lo sapesse pure, si disse, mentre l'odore del metallo arroventato le riempiva la mente, sempre più intenso al crescere della rabbia.
Joran le toccò la spalla, e come sempre lei trasalì perché il suo tocco non le trasmise niente. Anima vuota, le venne in mente per un istante, prima che lui le parlasse. – Ho le coordinate della prossima tempesta – le disse con una voce che si era fatta beige, vellutata come il divano nello studio di Maedbe.
– Comunque, rifletti su quello che ti ho detto – aggiunse, mentre Lavren si alzava e strofinava via la sabbia. – Dovresti trattarli come se fossero in fiamme. Guardarli e scaldarti, ma da lontano. Avvicinarsi a loro è pericoloso.
Buffo, pensò Lavren, detto da lui che il fuoco lo maneggiava senza problemi.

Nessun commento:

Posta un commento