lunedì 20 marzo 2023

Mario


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Dettaglio da una foto di ph.galtri da Pexels


Il suo nome lo ricordo a stento. Quando mi capita di ripensare a lui, la maggior parte delle volte, nella mia mente io lo chiamo Mario.
Non che ci pensi tanto di frequente, ormai.

Avrei dovuto scrivere tutto ciò che rammento appena avvennero i fatti, quattro anni fa, credo. Non sono sicura nemmeno di questo. Avrei dovuto scrivere, dicevo, finché ricordavo ancora i dettagli, ma ho il sospetto che persino l'inchiostro sarebbe svanito senza lasciare traccia, e lo avrebbe fatto più rapidamente di quanto accade di solito, come se l'acqua del lago, con le sue onde gentili, lo leccasse via dalla carta. Sto provando a ricostruirlo, adesso, ma prendi le mie parole con un pizzico di dubbio. Non ti biasimerò se non mi crederai.
Quello che ti dico potrebbe benissimo non essere mai accaduto.
Conobbi Mario una mattina d'estate sulla riva del lago, e credo proprio che si trattasse di questo lago, ma soltanto perché è qui che venivo, e vengo tuttora, a passare le mie estati. Lo conobbi e subito scattò la fatidica scintilla, credo, poiché non ho memoria di incontri precedenti, di un lento avvicinarsi o di una danza di appuntamenti in cui ci si scambia convenevoli prima di arrivare a un briciolo di autentica, reciproca conoscenza.
Adesso, a cose fatte, suppongo che Mario sapesse che cosa gli stava accadendo e che in me avesse cercato un modo di essere ricordato, di lasciare una parte di sé in questo mondo prima dell'inevitabile. Non oso pensare a come dev'essere stato per lui rendersi conto di cosa gli stava capitando, quando tutto era iniziato. La sua malattia, se così si può definire, era dei tipo che non lasciava scampo, e quel che era peggio, Mario non avrebbe avuto nemmeno una tomba.
L'ultima volta che lo vidi, anzi, l'ultima volta in cui sono relativamente certa di averlo visto, non so quanti giorni dopo il nostro primo incontro, avvenne sempre in riva al lago, al tramonto. Non so quello che mi disse, il suono della sua voce ormai si confonde con il gracidare delle rane, il canto dei grilli, il richiamo delle folaghe, il fluire lieve delle onde del lago contro la riva rocciosa e i pilastri di legno del molo, uno sciacquio timido più simile al gorgoglio dell'acqua in una vasca che allo scroscio rombante delle onde del mare. Però, credo che quella sia stata l'occasione in cui ho capito anch'io. Forse perché me lo ha detto, e io gli ho creduto; forse perché l'ho visto traslucido e inconsistente, un fantasma, il fantasma di un uomo vivo. Ricordo il tramonto che splendeva attraverso il suo petto, e le mie mani che già non sentivano più il tocco delle sue. Era stato così lieve prima di allora nell'amarmi, così effimero il suo odore sulla mia pelle.
Quando lo avevo incontrato, Mario già stava svanendo.
Qualche settimana dopo il test di gravidanza risultò positivo, ma alla mia prima visita mi dissero che si era trattato di un falso positivo, che io non ero mai stata incinta, e poi le mestruazioni ripresero. Se Mario aveva tentato, con me, di lasciare una parte di sé in questo mondo, non aveva funzionato: quella parte era svanita con lui. E la stessa cosa stava avvenendo con i miei ricordi.
Perciò non chiedermi di descriverti com'era. Il suo volto è uno spazio vuoto nella mia memoria. Lo è anche nelle foto che ho scattato in cui eravamo assieme. La sua immagine, proprio com'era accaduto a lui, è diventata sempre più traslucida, fino a svanire del tutto.
Ora, in quelle foto, io sono da sola.
Eccole, vedi? Lo so quello che puoi pensare, che io le abbia scattate mettendomi in posa come se abbracciassi qualcuno, mentre in realtà lì non c'era mai stata un'altra persona, solo aria, vuoto, fin dall'inizio. Ma che mi dici di questa, in cui vengo sollevata da braccia invisibili? Pensi davvero che abbia potuto saltare tanto in alto?
Ah, non importa. Che tu mi creda o meno, non importa.
Tanto, fra qualche anno, avrò scordato anche questi pochi frammenti di ricordi. E allora, sarà come se davvero lui non fosse mai esistito.

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