lunedì 17 aprile 2023

Rete da sirene


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Che cosa occorre per catturare una sirena? Molta pazienza, e una buona rete.
No, signori, non è una barzelletta. E tu, là in fondo, sì, ti ho sentito che ridacchiavi e dicevi che la prima cosa che serve per catturare una sirena è trovarla, una sirena. Posso assicurare a tutti che sono totalmente serio e che la materia prima di cui il vostro collega dubitava l'esistenza è già stata rintracciata dalla mia persona mesi orsono. Non posso dirvi in quale caverna semisommersa, da me rinominata "grotta delle sirene", ho fatto la mia fenomenale scoperta, non posso certo rischiare che una torma di giovanotti scalmanati, allettati dalla prospettiva di vedere una signorina discinta dalla coda di pesce, vada là a far baccano e a spaventarle tutte, rovinando ogni mia prospettiva di entrare negli annali della storia della biologia marina. Vi basti sapere che sono entrato in contatto per la prima volta con questa straordinaria forma di vita durante una delle mie consuete immersioni lungo la costa, mentre stavo seguendo un esemplare di quella che probabilmente era una nuova specie di echinus, altrimenti detto riccio di mare per quelli tra di voi che stanno trascurando lo studio della mia materia. D'improvviso un'ombra è passata sopra di me, e se in un primo momento ho temuto fosse uno squalo, mi sono reso quasi subito conto che la pinna caudale era posizionata con un'inclinazione errata per essere quella di un ittiopside... un pesce, sì, quello intendevo, ma non supponevo ci fosse bisogno di tradurlo in linguaggio volgare. No, non era nemmeno un delfino, grazie, a meno che ai delfini non siano spuntate all'improvviso le braccia.
In tutto quel trambusto, mentre cercavo di identificare a che specie appartenesse quella strana ombra, ho perso il mio esemplare di echinus; in compenso, sono riuscito a stabilire con chiarezza in quale anfratto nella scogliera la creatura ancora non identificata era andata a infilarsi.
Ho preferito non seguirla in quell'occasione... d'altra parte, era piuttosto grossa, e ancora non sapevo con che cosa avevo a che fare. Ho evitato un incontro sottomarino, nel suo elemento, perché sapevo che potevo aggirare il problema e scendere nella caverna semisommersa dal lato della terraferma. E così ho fatto.
Non vi parlerò dell'umidità e del gocciolamento continuo dalla volta della caverna, residuo dell'alta marea quando l'acqua sale fino a lambire in certi punti il soffitto, né delle rocce scivolose o dell'oscurità che la mia torcia fendeva a malapena, anche se nell'accennarvi tutto ciò di cui non parlerò in realtà ne sto già parlando. Quello che vorrei davvero raccontarvi, è che mentre mi avvicinavo allo specchio d'acqua, molto ritirato a causa della bassa marea, udii distintamente uno spruzzo d'acqua sollevarsi, e non era il tipo di spruzzo che può essere causato dal colpo di pinna di un pesce o di un delfino, bensì quello che può fare un bagnante in vena di sollazzarsi con il suo braccio. E poi, subito dopo, una breve risata femminile.
Sì, ho pensato anch'io di aver sorpreso una o più giovani turiste che avevano trovato un angolino dove farsi un bagno in santa pace, lontano dalla ressa e dai giovanotti in preda agli ormoni come voialtri, ma subito dopo, quella creatura o una sua compagna ha iniziato a cantare.
"Cantare" non rende del tutto l'idea di che cosa fosse quel suono ultraterreno, ma non saprei descriverlo in altro modo. È stato allora che non ho più avuto dubbi sull'identità dell'esemplare che avevo scoperto, ancora prima di vederlo. È un suono che ti entra dentro e ti riecheggia nella testa, nel petto, nelle braccia, nelle gambe, dappertutto. Non puoi dimenticare una cosa del genere, una volta che l'hai sentita.
Ho seguito il canto o quello che era fino a scorgere una mezza donna mezzo pesce, vestita solo di squame, d'alghe e di capelli, e probabilmente avrei fatto una brutta fine se non avessi avuto con me una rete da pesca e abbastanza spirito scientifico residuo da non resistere all'idea di catturarla e studiarla.
Ho lanciato la rete e... beh, lo vedete anche voi quello che ne è rimasto. È evidente che mi serve una rete più resistente, maglie d'acciaio elettrificate o qualcosa del genere, e no, non esagero.
Altri dipartimenti, altre facoltà hanno a disposizione apparecchiature all'avanguardia, fotocamere con sensori di movimento, radiocollari dotati di GPS, droni telecomandati. E noi, qui a biologia marina, che cosa abbiamo? Pinne, maschere, boccagli e una rete da pescatore!
E allora ho cominciato a pensarci, a pensarci seriamente. Non a quello che non ho, ma a quello che ho.
Ho un assistente che non ho mai sfruttato appieno, se non come mio sostituto nelle noiose sessioni d'esame. Ho la mia mente superiore che sono certo riuscirà a escogitare un degno espediente per prendere in trappola qualunque donna, tanto più una che è per metà un pesce. E ho voi signori, i rampolli delle più facoltose famiglie del paese, con tanti soldi da non sapere che farne, avete mai pensato di sollecitare i vostri genitori a fare una donazione in favore della ricerca scientifica, magari in una materia di vostro interesse, una di cui seguite le lezioni? Pensateci, coraggio, pensateci seriamente, conosco qualcuno che ne avrebbe tanto bisogno per procurarsi l'attrezzatura adeguata per fare la scoperta del secolo...

***

Uno degli studenti fuori corso, un veterano con il quale avevo frequentato all'epoca qualche lezione, mi si avvicinò al termine dell'insolita arringa.
– Tu ne eri al corrente... di tutta questa faccenda delle sirene, intendo? – mi chiese, adocchiando sospettoso il vecchio professore che si era trattenuto a parlare con un paio degli studenti rimasti in aula a discuterne.
– Non ne avevo la minima idea – replicai a braccia incrociate. Come assistente del professore avrei dovuto conoscere le ricerche in cui era impegnato, ma quella mi giungeva nuova.
Il mio interlocutore fece una smorfia a denti stretti. – Ah... auguri – replicò, indietreggiando di qualche passo prima di defilarsi il più rapidamente possibile.
Lo sapevo a che cosa pensava. Pensava che il professore fosse impazzito.
Lo pensavo anch'io, ed ero appena all'inizio di un contratto triennale. Praticamente, ero finito in trappola nella sua rete da pescatore.
Avrei dovuto capire che c'era un motivo se quel posto da assistente era rimasto vacante per diversi mesi prima che arrivassi io a occuparlo.

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