sabato 17 giugno 2023

Cattività

Cattività [cat-ti-vi-tà] s.f.inv. 1. Stato dell'animale catturato dall'uomo e obbligato a vivere fuori dal proprio habitat, in gabbie o recinti. 2. lett. Prigionia, schiavitù, giogo.

Etimologia: dal latino captivitas, derivato forse da captivus, "prigioniero".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Gioele Fazzeri da Pexels


Era crudele, la cattività del mio riflesso oltre lo specchio, forse anche più crudele della punizione che era toccata in sorte a me. Lei, prigioniera dell'oblio, era riuscita a tornare al luogo a cui apparteneva, era tornata nell'unico vero mondo, Mith, l'origine di ogni altro riflesso.
Era tornata, anche se per poco tempo. Era tornata e mi aveva visto, aveva scorto la mia condanna.
Ma, in virtù della sua, mi aveva subito scordato.
Non so descrivere la mia agonia nell'averla di nuovo di fronte, in carne e ossa, separati solo da una superficie lucida come uno specchio. Avrei voluto spiegarle ogni cosa, chi era, chi eravamo l'uno per l'altra, perché eravamo condannati a non toccarci mai più. Ma ogni parola sarebbe stata vana, consapevole com'ero che lei non avrebbe potuto serbarle.
L'ho osservata tornare della sua gabbia, e dimenticare non solo me, ma l'intero suo viaggio. Tale era la forza dell'oblio che la tratteneva in quella vita.
Un uccellino catturato dal giardino di Mith e ridotto a scontare in cattività un'esistenza mortale e inconsapevole, mentre io al contrario, eterno come ogni Floràe, dal mio specchio vedevo ogni cosa, e a ogni cosa assistevo impotente.
Come il tradimento di Eco. Come il rovesciamento dei reggenti Glacies da parte degli incontrollabili Ardentes. Come la sofferenza che da Mith, in virtù di questo gesto, si sarebbe propagata a tutti i mondi.
No, perdonami, forse mi sbaglio. Forse è stato il mio riflesso oltre lo specchio, Narcisa, ad aver subito la condanna più clemente.
Lei, almeno, non vede le sbarre della sua gabbia.

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