lunedì 12 giugno 2023

La danza del rosso e del blu


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Victoria Rain da Pexels


Contro ogni probabilità ci eravamo incontrati, due colori in un mondo in bianco e nero: lui Fuoco Rosso, io Oceano Blu. Contro ogni probabilità ci eravamo trovati, e riconosciuti. Non che fosse difficile, la nostra pelle parlava per noi.
Non c'era alcun motivo che ci impedisse di continuare la nostra danza d'arcobaleno, ma quel che avrei dovuto prevedere era che non saremmo rimasti a lungo i soli a danzare. Altri ballerini si unirono a noi. La prima fu Arianna, mia sorella. Felice e incredula quasi più di me quando glielo presentai, lei che era sempre stata dalla mia parte, capì subito la bellezza delle nostre dita intrecciate, rosse e blu.
Fuoco non aveva fratelli, ma i suoi pilastri erano da sempre suo cugino, di qualche anno più grande, e un amico d'infanzia che aveva sfidato assieme a lui i pregiudizi e le angherie dei bulletti. Suo cugino e il suo unico amico, la sua armatura e il suo scudo.
Le nostre famiglie poco dopo si unirono alle danze. Una ragazza blu e un ragazzo rosso sono impossibili da nascondere. Sarebbe stato difficile nascondere qualunque relazione, figurarsi una i cui componenti spiccavano come le prime pennellate su una tela bianca.
Ma tutto ciò venne in seguito, i primi passi della nostra danza furono altri. Non avevamo avuto un vero e proprio "primo appuntamento", c'incontravamo sulla spiaggia, giorno dopo giorno, alla stessa ora senza bisogno di dirlo. Fu di Fuoco e di Arianna l'idea, in questo si assomigliavano, lui era un vulcano, lei acqua frizzante, impossibile non amarli.
E impossibile dir loro di no.
Arianna scelse per me un abito blu e gioielli scintillanti che s'intonavano alla mia pelle azzurra, e grandi ali d'angelo da portare sulla schiena. Per accompagnarmi si dipinse di verde, intrecciò fiori tra i capelli e scivolò in una lunga veste verde smeraldo.
– Solo personaggi originali per la tua prima volta – mi disse. – E se ti piace, la prossima puoi studiare un po' per capire chi ti va di interpretare.
Fu così che passeggiammo insieme verso il vicino borgo medievale, una città fortificata tra terra e mare che una volta doveva essere stata un porto: la donna dei fiori e l'angelo blu.
Il mio disagio scomparve quando lungo il cammino ci affiancarono o ci superarono, a piedi o a cavallo, dame e cavalieri, robot e samurai, uomini lupo e fate, demoni e supereroi, principesse e mostri.
La mia pelle blu, allora, non apparve più come un'imperdonabile anomalia agli occhi di coloro che incontravamo, né fonte di imbarazzo per me. In quella tavolozza di bizzarrie, io riuscii per una volta a dimenticarlo e a sentirmi normale.
Lui mi attendeva alle porte del borgo. Lunghe corna e una coda dalla punta a triangolo completavano un costume dall'aspetto vissuto che lasciava scoperto il petto dalla pelle cremisi.
Che coppia eravamo. Il diavolo rosso e l'angelo blu.
– Bei costumi! – ci disse qualcuno, passando. Fuoco mi guardò divertito, indovinando quel che traspariva dal mio sguardo stupito.
Prima di allora, non avevo mai ricevuto complimenti per il mio aspetto.
– Mai stata a un raduno cosplay? – mi chiese lui, e io scossi la testa. – Allora ti piacerà. Vedi, è quando gli altri si mettono una maschera che noi possiamo toglierci la nostra.
Rimasta indietro, Arianna mi fece segno di andare con lui, e fu così che compresi che quell'incontro, il nostro primo appuntamento, era stato organizzato a mia insaputa da entrambi.
Gli porsi il braccio, e sulle note di una gavotta iniziata da poco a risuonare tra le vie della città mossi i miei primi passi di quella danza senza maschera.

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