sabato 3 giugno 2023

Laconico

Laconico [la-cò-ni-co] agg. (pl.m. -ci, f. -che) 1. Della Laconia, regione greca in cui sorgeva Sparta; per estensione, spartano. 2. Di persona, essenziale nell'esprimersi (caratteristica attribuita agli spartani); poco loquace; di ciò che è scritto o espresso molto concisamente; stringato, essenziale.

Etimologia: dal latino laconicus, a sua volta derivato dal greco lakonikos, da Lakon, "Lacone" o "Lacedemone", ovvero abitante della Laconia.


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Fin da subito compresi che Thanatos, a differenza di me, non era un tipo loquace. È laconica la morte, non da spiegazioni, e gli unici rimasti a interrogarsi su questioni della massima importanza come il senso della vita o perché proprio lui quando tanti altri avrebbero meritato ben di peggio appartengono all'effimera schiera di cui io non faccio più parte.
Non per mia scelta. Io ero uno di quelli che voleva vivere. O almeno, non avevo tanta fretta di morire.
Ma chi prendo in giro, non ci ho mai pensato più di tanto, alla morte, prima di diventarlo.
Ora è costantemente nei miei pensieri, ma è inevitabile, col mestiere che faccio. Suppongo sia così anche per un medico o per un becchino, ops, agente delle pompe funebri, si dice così, vero?
Non ho mai parlato con uno di loro.
Ho parlato con ogni genere di persona, moribonda o malata terminale nelle ultime ore, non vado a tormentare chi ha ancora tempo, non più, dopo Chiara. I vivi sono troppo fragili per sopportare di conoscermi, ho imparato la lezione.
Thanatos sa di queste mie conversazioni, ovviamente disapprova, ma le tollera. Finché non mi impediranno di mettere in atto la sua preziosa necessità, ovvero compiere il mio lavoro, non penso che avrà da ridire, ora che abbiamo trovato un accordo. Una delle rare volte in cui ha rotto il suo silenzio le ha definite "un residuo della mia umanità in disfacimento" e le ha paragonate alle memorie ribelli immerse più o meno in profondità nel limo giallastro, quel che resta delle anime che abbiamo preso una volta scaricate dalla falce. Con il trascorrere del tempo le ho viste consumarsi, sprofondare, svanire.
Non so se si consumerà allo stesso modo la mia voglia di parlare. Di cercare un contatto umano.
Forse, tra qualche millennio, diventerò una cariatide laconica come Thanatos, qualcuno che appare quando è necessario, fa quel che deve e se ne va.
Ma è più probabile che finirò sui tetti a parlare con i piccioni e con i gatti, e a guardare dall'alto la vita che passa.

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