lunedì 13 maggio 2019

Personaggio: Morisse

Come al solito, non è facile per me trovare un personaggio che rappresenti il ruolo che ho presentato, in questo caso, l'aiutante. Mentre cercavo ho notato che nelle mie storie prediligo, piuttosto che un duo protagonista-aiutante, mettere in campo un trio, dove il protagonista è affiancato da due aiutanti o amici con personalità contrastanti. Oppure, laddove c'è un solo aiutante assieme a un personaggio con maggiore esperienza, è l'aiutante a essere il protagonista e narratore della storia. In altri casi invece, i due personaggi attorno ai quali ruota la storia non hanno un rapporto eroe-aiutante, bensì uno più alla pari, come potrebbe esserci ad esempio tra due soci. Per riuscire a rintracciare un vero e proprio aiutante, ho dovuto guardare oltre i soliti personaggi, fino a trovare lui:

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Non posso negarlo: in Morisse (che si pronuncia non alla francese, ma all'italiana, proprio come il congiuntivo imperfetto del verbo morire) c'è lo zampino di Salem, il gatto nero parlante del telefilm "Sabrina, vita da strega". A differenza di Salem però, che era uno stregone trasformato in gatto nero per punizione, Morisse è un vero e proprio gatto, elevato per magia al rango di famiglio dotato di intelligenza e voce da Samasa, colei a cui fa da aiutante. Morisse è più giovane di Samasa, ma ha il vantaggio di aver trascorso più tempo a contatto con il mondo e dunque il suo ruolo è un po' quello di guida tra le diavolerie del mondo moderno, e un po' quello di "voce della ragione".
L'ovvia differenza nell'equilibrio di potere, dato che la magia è tutta nelle mani della sua "padrona", lo pone a un rango inferiore, e fa sì che i suoi consigli scaltri e ragionevoli spesso non vengano ascoltati da Samasa, il cui carattere è invece più impulsivo e assai meno pavido. Insomma, a volerli paragonare a una coppia di eroe ed aiutante famosi, in loro rivedo un Morisse-Sancho Panza trascinato nelle avventure da una Samasa-Don Chisciotte, che non gli dà retta e lo maltratta quando il povero felino rifiuta di lanciarsi assieme a lei contro i mulini a vento.


Questi i brani già scritti in cui compare o Morisse. Nei primi due c'è appena una frase che lo riguarda, ma ho voluto inserirli lo stesso.
I famigli di Samasa
Il gatto parlante
Un aiutante leale


L'esercizio richiede di scrivere un brano in cui protagonista e aiutante hanno idee diverse su come affrontare una situazione. Cosa non difficile da fare, perché Samasa e Morisse hanno quasi sempre uno di questi "diverbi d'opinione". E il risultato è immancabilmente questo.


Samasa si sfilò l'anello dal dito e lo posò sul tavolino di vetro. Gli occhi di Morisse vagarono pigri dall'anello con la gemma chiara e luminosa al volto della donna.
– Mia signora, siete proprio sicura di volerlo togliere? – esordì il felino in un miagolio petulante. – L'ultima volta, lei non è stata molto...
– Silenzio, bestia ingrata! – sbottò Samasa. Si rilassò contro lo schienale del divano, e in tono più condiscendente, proseguì: – Solo pochi minuti. Non se ne accorgerà nemmeno. Noi due dobbiamo parlare senza che quella ficcanaso ascolti.
Samasa accennò all'anello che custodiva l'anima di Vivienne, poi recuperò dalla scollatura un frammento di pergamena appesa a un cordino sfilacciato.
Al vederlo, Morisse drizzò le orecchie e lo fissò senza battere ciglio, ma non disse una parola.
– Mia cara disgrazia a quattro zampe... tienti pronto. Presto mi tornerai utile ancora una volta – mormorò Samasa.
Morisse roteò gli occhi. – Ovviamente – brontolò tra sé, poi tese una zampa verso la reliquia. – Se è per quella cosa, non avevate già detto che rinunciavate al piano? Non si può prendere, padrona. Non avete il nome giusto. E il libro è...
– ...a portata di mano – concluse Samasa. – Lì dove sono tornata a lavorare, grazie alla nostra dolce santarellina. – Samasa adocchiò l'anello con un ghigno malefico.
– Ma, ma... – Morisse soffiò dalle narici e socchiuse gli occhi, pensieroso. Con un guizzo della coda, prima che Samasa potesse rimettersi l'anello e porre fine a quella conversazione, il gatto nero sussurrò: – Non avete detto che adorate questi tempi così disinibiti e selvaggi? La libertà, e le invenzioni moderne, e i vestiti raffinati, e la libertà, soprattutto... Non sarebbe saggio rischiare tutto questo per inseguire una leggenda. Lo sapete, vero, che se vi dovessero scoprire a riprovare quella cosa, stavolta non si limiterebbero a rinchiudere la vostra anima in un gioiello, ma vi manderebbero là dove dovreste già essere? E allora, che ne sarà di me? A me non ci pensate, padrona? Tornerò a essere uno stupido gatto qualunque...
Samasa ascoltò le lamentele del felino con la fronte aggrottata, poi sbuffò e si protese in avanti. Con un gesto della mano, bruciando una piccola scintilla del potere che aveva a disposizione, spense la voce nella gola del gatto. – Se tieni così tanto al tuo intelletto e alla tua favella, dovresti preoccuparti non tanto di loro, quanto di me. Io te le ho date. Io te le posso togliere. E sai che ho molta più fantasia di loro, e che nel caso io ti ritenessi inutile e irritante, non mi limiterei a riportarti alla normalità. Tutto chiaro?
Il gatto mosse il muso su e giù.
– Bene – mormorò Samasa. Guardò un'ultima volta il frammento di pergamena, prima di rituffarlo nel suo nascondiglio. – E ora apri bene le orecchie, e ricorda ciò che ti dirò. Questo è quello che dovrai fare per me.

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