sabato 27 luglio 2019

Ridanciano

Mi sembra più che giusto, dopo il "querulo" di sabato scorso, proseguire con un aggettivo che ha il significato opposto.

Ridanciano [ri-dan-cià-no] agg. 1. Incline al riso; allegro, gioviale. 2. Di racconto o spettacolo, che suscita il riso.

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Photo by i love simple beyond from Pexels


Questa volta non ho avuto dubbi: se c'è qualcosa di ridanciano nel brano, lo dovevo collocare nella Città dei Felici. E così, ecco un'altra sorella maggiore che usa l'aggettivo del giorno per il fratellino in un futuro post-apocalittico...


Hilo batteva le mani a tempo e rideva, interrompendosi di tanto in tanto per indicare a Maarit un uomo in un ingombrante costume da orso che continuava a sbattere addosso agli altri e inciampare, o una ragazza dalla testa equina che faceva volteggiare in aria un tris di ferri di cavallo, o ancora una coppia di bambini che correva, tenendosi per mano, dentro una grande ruota color arcobaleno, e lanciava frammenti di carta multicolore sulla folla che assisteva alla sfilata ridanciana.
Maarit era l'unica che non rideva. Se ne stava dietro al fratello, con le braccia conserte e una smorfia, e sbuffava ogni volta che qualcosa di particolarmente ridicolo li oltrepassava accompagnato da una comica musichetta.
– Sono ancora convinta che non sia possibile sostenere una città di queste proporzioni – brontolò, rivolta al fratello, al termine della sfilata. La folla si stava lentamente disperdendo: chi andava nelle sale del cibo, chi nelle stanze del riposo e chi ancora si metteva in fila alla stazione delle rotaie senza meta, o a un'altra delle numerose attrazioni della Città dei Felici. – Senza mura per proteggersi dai predoni – proseguì Maarit. – Senza bestiame o campi per sostentare la gente, senza nessuno che comanda e che faccia lavorare tutti gli altri. Di sicuro c'è qualcosa sotto: se è troppo bello per essere vero, non è vero.
– Ma dai, Maa, non fare così – replicò Hilo, che guardava con meraviglia e bramosia le rotaie senza meta, e la gente che gridava mentre i vagoni scendevano vertiginosamente e sfrecciavano nelle complesse circonvoluzioni del percorso. – Lo hai sentito il Custode, no? Lavori se vuoi, altrimenti ci sono i sostituti...
– Vorrei proprio vederli, questi sostituti. – Maarit gli rivolse uno sguardo sprezzante. Era convinta che il carattere ridanciano di Hilo e la sua ingenuità gli impedissero di vedere qualcosa di ovvio, un pericolo la cui natura sfuggiva anche a lei. Ma, perlomeno, Maarit sapeva che doveva esserci qualcosa di sbagliato in quel posto.

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