lunedì 8 luglio 2019

Personaggio: l'uomo nero

Come primo donatore, ho scelto qualcuno che consegnasse un oggetto materiale nelle mani di un protagonista delle mie storie. In questa storia in particolare, di donatori ce n'è più d'uno, essendo la trama principale un viaggio alla ricerca di varie parti di un oggetto che serve a uno dei protagonisti. Fra tutti i donatori a cui fa visita, questo è l'unico che era già comparso tra le pagine di questo blog. Non conoscendone il nome, io lo identifico come:

Immagine creata con Star Wars Avatar Creator di Rinmaru Games


L'uomo nero è un esempio di come la mia conoscenza dei personaggi si evolve nel tempo. All'inizio pensavo che dietro a questo appellativo, dato da una mutaforma a un essere umano sconosciuto visto in sogno, ci fosse una persona di colore. Un mago, questo lo era fin dall'inizio e tale è rimasto. Un uomo in fuga, abbigliato in abiti scuri, che cerca di non spiccare e si nasconde nell'ombra: anche questo mi è stato chiaro fin da subito. Quello che non avevo capito, era che il "nero" a cui si riferiva la mia mutaforma non era un tratto naturale della sua carnagione, bensì una sorta di "necrosi magica" che progredisce ogni volta che il mago usa incantesimo. Iniziata dalla sua mano destra quando il mago ha infranto una regola della magia (sto semplificando all'estremo... non mi sembra il caso di iniziare una dissertazione su come funziona la magia a Penterra), quando la mutaforma lo incontra l'area annerita ha già coinvolto tutto il braccio, parte del torso e della gamba e una metà del volto. Ed è quel lato di profilo ciò che lei ha visto, e il motivo di quel soprannome.
Come donatore, l'uomo nero è una persona stanca di fuggire, piena di rimorso, e desideroso di riscatto. Sente di avere una missione da compiere, ma è ben felice di passarla in altre mani, nel momento in cui si ritrova di fronte a un campione in grado di portarla a termine per suo conto.


Questi i brani già scritti nel blog in cui compare l'uomo nero:
Condannato dalla magia


L'esercizio richiede di scrivere un brano che riguarda l'offerta di un aiuto, un potere o un oggetto al protagonista. Il brano che ho postato in precedenza riguarda già un suo dono e il prezzo che ha dovuto pagare. Questo rivela il destino dell'altra metà di quel dono.


Giù, sempre più giù nella tana di pietra degli umani. Seguo l'odore del mio popolo. I prigionieri.
Io sono qui per loro. Per liberarli. Ho deciso che Jasmen non mi fermerà oggi.
Posso nascondermi tra gli umani e comportarmi come loro tutti gli altri giorni, ma oggi non chiuderò gli occhi di fronte alla sofferenza. Se Aku mi ha portato qui è per un motivo, mi dico.
E ho ragione, ma non per il motivo che pensavo.
Scendo silenziosa, a piedi nudi, con la lunga veste degli umani che mi intralcia le gambe, e lo sorprendo in uno dei cunicoli sotterranei. Lui si blocca, appena mi vede, come farebbe un cucciolo sorpreso da un cacciatore. È un umano, ma non è pallido come tutti gli altri. Per metà, il suo volto assomiglia alla corteccia di un albero di palude.
– Mayruamaku – sibilo.
L'uomo nero della mia visione.
Lui si volta, ma è troppo lento per sfuggirmi. Gli afferro un polso. Stringo forte, finché non gli cade il bastone che ha in mano.
L'uomo nero mi guarda con occhi grandi e parla. Continua a dire parole che non capisco, ma io mi sento come nel mezzo di un Incanto, con la magia che soffia come aria sulle mie squame. E allora capisco.
Gli afferro anche l'altro braccio e lo spingo contro il muro. Di nuovo. Ancora. Lui grida, e sta zitto.
Qualcos'altro, un cerchio con un intreccio intagliato all'interno, gli cade dalla mano nera.
Quando riprende a parlare, non c'è più magia nella sua voce. E io capisco quello che dice.
– Non otterrai niente da me, Eterna.
Mi avvicino, trattenendolo contro il muro, e digrigno i denti alla puzza dell'umano che mi riempie le narici.
Lui si gira di lato, e io vedo solo il nero sulla sua faccia. Come nella visione.
– Coraggio, fai quello per cui sei venuta. E dì pure al tuo padrone che non ce l'ho più.
Inclino la testa di lato. Questa volta, mi sento in dovere di contraddirlo.
– Io no ha padrone.
Lo lascio e faccio un passo indietro. L'uomo nero crolla a terra come morto.
– Tu ha cerchio verde – gli dico. Non ho le parole, e la pazienza, di spiegargli quello che ho visto, la pietra luminosa che Aku mi ha mandato a prendere.
L'uomo nero chiude gli occhi e scuote la testa.
Trattengo un ringhio. Da sotto la veste, afferro il pugnale di pietra bianca che ho nascosto nella coscia, mi inginocchio e lo appoggio sulle mie gambe per mostrarglielo, mentre gli tocco la spalla più volte. – Cerchio verde. Io ha visto. Va qui.
L'uomo nero apre gli occhi, e li apre di più quando vede il pugnale. Cerca di prenderlo, mormorando altre parole strane, ma io lo blocco contro il muro con un braccio.
Lui alza le mani. Stavolta, ringhio.
– Madre del Sole! – dice l'uomo nero. – Tu non sei umana.
Passo la lingua sulle zanne. Non mi sono trattenuta, e per un momento ho paura. Sono stata scoperta.
Ma l'uomo nero, invece di chiamare altri come lui per catturarmi, continua a parlare a voce bassa, e capisco che parla proprio a me: – Sei in incognito, vero? Ah, lo sapevo, lo sapevo che per tutto questo tempo vi abbiamo sottovalutati! E questo... è elfico? Con qualcos'altro sopra, non riesco a capire, c'è una strana energia sulla lama.
Gli afferro la mano che tiene sopra il pugnale. Lui mi guarda, i miei denti sono tornati normali.
– Tu eri con lui di sopra, alla festa – mormora l'uomo nero. – Lo hanno presentato come Neron, ma io ho cominciato a sospettare che non lo fosse quando gli sono andato addosso di proposito in mezzo alla folla e lui non mi ha riconosciuto. Inoltre, quell'uomo non aveva...
L'uomo nero infila una mano sotto i vestiti. Sono pronta a prendergli un'arma, ma lui mi mostra il cerchio verde che io ho già visto con gli occhi chiusi.
– ...il suo gemello – conclude l'uomo nero.
Non brilla come ricordo, però so che quello è ciò che Aku mi ha mandato a cercare.
Mi allungo per afferrare la pietra. L'uomo nero alza di più il braccio. Posso prenderla con la forza, se voglio. Ma non lo faccio. So cosa direbbe Renkhrizaelra. Passare tanto tempo con gli umani mi ha resa debole. Io però non ci credo, non più.
– Eri alla festa con Jasmen Astorenn. Il nemico del mio nemico – dice ancora l'uomo nero. – E vuoi questo cosiddetto cerchio verde per un'arma, senza nemmeno sapere che cos'è. Solo perché... lo hai visto? Dimmi dove, e come facevi a sapere che ce l'avevo io, e potrei decidere che vale la pena di lasciarlo a te.

Nessun commento:

Posta un commento