sabato 17 agosto 2019

Usurpare

Non riesco a credere di non aver più scelto un verbo dopo quel "blandire" di mesi fa. Mi sa che è giunto il tempo di rimediare.

Usurpare [u-sur-pà-re] v.tr. [sogg-v-arg] 1. Far proprio qualcosa indebitamente, appropriarsene con prepotenza e abusando dei diritti relativi. 2. estens. Godere immeritatamente di qualcosa; non esserne degno.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Per qualcuno che usurpa ci dev'essere qualcosa che viene usurpato... e quale "oggetto usurpato" è migliore del classico potere temporale di un trono? In più, avevo già il personaggio e la situazione pronta tra i miei, quindi per stavolta non ho cercato alternative originali.


– Che cosa c'è, Cerre? – Sbottò Solemestis, rivolgendo la schiena al più fidato tra i suoi sottoposti. La vista sui Monti del Confine era magnifica dalle sue stanze private nella torre, ma il capo dei consiglieri non riusciva a goderne in quel momento di tribolazione e affanno. – Ho già troppi problemi con quella nullità che viene qui e pretende di usurpare ciò che mi spetta. E per cosa, poi? Per una profezia? Che lo Specchio se le ingoi, le sue profezie!
– Veramente... – azzardò Cerre, levando un indice nel curvare un po' di più la schiena, con la testa incassata tra le spalle. – Quel che la bambina dovrebbe reclamare, secondo la profezia, è la corona della stirpe reale, non il posto di capo del consiglio...
Solemestis sbuffò e sbirciò in tralice l'ometto grassoccio che gli chiedeva udienza. – Lascia queste precisazioni agli sciocchi, mio caro Cerre. Tu e io sappiamo a chi appartiene davvero il potere in questo castello.
Il pesante manto frustò l'aria mentre Solemestis si girava e prendeva a passeggiare per la stanza. Fissò Cerre, che balbettò un "s-sì" poco convinto, prese fiato, e finalmente rivelò la ragione per cui si era spinto fin sulla stanza in cima alla torre. – Il padre della bambina, ovvero il cacciatore che l'ha trovata, pretende un compenso in denaro per la cosiddetta... figlia che ha perduto.
Solemestis si fermò e rivolse a Cerre una smorfia arcigna. – Come osi usurpare così il mio prezioso tempo per una questione di così infima importanza! – Il capo dei consiglieri sbatté una mano sulla massiccia scrivania in legno, poi si strofinò la fronte, e infine sospirò, il tutto di fronte allo sguardo tremebondo di Cerre. – La bambina non è mai stata sua in primo luogo. E se insiste, ricordagli che può essere processato per aver nascosto la figlia di un nemico della corona.
Il volto di Cerre si illuminò. Poi, dopo molte scuse, ringraziamenti, e innumerevoli goffi inchini, sparì dalla sua vista, e Solemestis poté tornare occuparsi del suo problema più grande.

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