lunedì 27 febbraio 2023

Cucire le onde


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Foto di Teona Swift da Pexels


Nelle notti serene o nelle pallide ore che precedono l'alba, la Tessitrice lasciava la sua casa e passeggiava lungo la spiaggia, o sedeva su una roccia solitaria in riva al mare. Non era raro che in quelle occasioni portasse con sé sulla spiaggia il cestino da ricamo e una pezza da ornare, approfittando delle torce che le donne del villaggio avevano piantato nella rena, da lasciar ardere tutta la notte in attesa che mariti e figli rientrassero con le barche cariche di pesce.
Una di quelle torce, in fondo, apparteneva a lei. Lei che ascoltando il canto delle onde, avvolta nella brezza salmastra che spirava da est, pizzicava con le dita la stoffa bianca e passava l'ago tra i fili intrecciati di trama e ordito, da un lato all'altro, tracciando punto dopo punto il disegno sull'orlo di una tovaglia o sul corpetto di un abito da sposa, l'unica occasione per le donne del paese di indossare un abito ricercato confezionato per loro da un'estranea, perché la veste funebre era per tradizione cucita e ricamata solo dai membri della famiglia.
Lei che attendeva il suo uomo e suo figlio, e a ogni punto che l'ago fissava sulla stoffa immaginava di poter cucire le onde, di fermare il loro moto incessante e legarle in una strada di spuma, un sentiero bianco e celeste che riluceva di stelle e dei raggi delle due lune, tanto solido da poterla condurre al peschereccio che galleggiava tra i flutti, da poterla guidare fino a loro.
Di solito, le strida dei gabbiani in volo radente e le prime luci dell'alba la destavano dalle sue fantasticherie, e la Tessitrice si rendeva conto di aver disegnato punto dopo punto, quasi in sogno, un susseguirsi di onde sulla spiaggia, un cielo di stelle, o il volto della dea dell'oceano.
Quella notte però fu diverso. A restituirle la coscienza di sé non fu il verso sgraziato di un uccello marino, bensì un mugolio sofferente.
Il mare aveva restituito alla terra un uomo.
La Tessitrice si affrettò a soccorrerlo. Giaceva tra i detriti di un vascello, pezzi contorti di metalplastica strappati con violenza da uno scafo.
Non era il suo uomo, ma lo conosceva, e sapeva che era più volte uscito in mare sullo stesso vascello. Inginocchiata sulla sabbia bagnata, la Tessitrice usò gli strumenti del suo mestiere, l'ago e il filo, non per decorare una stoffa, bensì per suturare un taglio profondo sul fianco dell'uomo e uno più lieve sulla sua gamba. Lo interrogò, ma inutilmente: pur se sembrava in condizioni di poter vivere, non era nelle condizioni di darle una risposta.
Il mare, nel frattempo, restituiva altri corpi in mezzo ai detriti. Tutti morti.
Finché, aggrappato a un pezzo di metalplastica così grande da fargli quasi da zattera, non giunse a riva un ragazzo di sedici o diciassette anni.
La Tessitrice lo riconobbe. E capì che era vero ciò che aveva temuto, che i frammenti della barca e i naufraghi appartenevano al peschereccio di suo marito.
– Mathias! – urlò la Tessitrice, e lo raggiunse.
Il ragazzo era esausto, e aveva un taglio sulla tempia che sanguinava copiosamente, ma tutto sommato, non sembrava in pericolo di vita.
La Tessitrice gli tamponò la ferita sulla fronte con la stoffa ricamata a metà.
– No, mamma, rovinerai il tuo lavoro! – biascicò il ragazzo in tono lamentoso, tentando di allontanare la sua mano e la stoffa bianca che si tingeva di rosso.
– Che cosa è accaduto? Dov'è tuo padre? – lo interrogò allora la Tessitrice, mentre lo tratteneva a sedere sul bagnasciuga. Con gli abiti fradici, il ragazzo tremò nella brezza notturna, e forse non fu solo per il freddo.
– Papà è sceso a controllare il motore assieme a un altro... mi ha detto che se avessi sentito un rumore da sotto, avrei dovuto saltare in acqua senza pensarci due volte, e così ho fatto – spiegò il ragazzo, aggrottando la fronte nello sforzo del ricordo. – Qualcosa mi ha spinto sotto. Non so cos'è successo, ma quando sono riemerso, la barca era in fiamme, e in pezzi attorno a me, e tutti urlavano. Quelli che erano vivi, intendo.
Il ragazzo guardava fisso davanti a sé, sotto shock, la voce incolore. La Tessitrice lo abbracciò.
Accanto a loro, un corpo che pareva morto si girò, e un occhio li fissò. L'uomo, dal pallore cadaverico, aveva metà del volto ustionato, e una gamba strappata sopra al ginocchio tingeva abbondantemente le onde e la sabbia di una sfumatura più scura.
Tuttavia, aveva ancora abbastanza forza in corpo da esalare un roco avvertimento: – Quell'uomo... l'uomo... vi ha trovati...
La Tessitrice gli tappò la bocca con una mano. Non poteva ricucire le sue ferite, lo sapeva, perciò gli tenne chiusi la bocca e il naso finché non lo sentì più lottare.
Mathias restò attonito di fronte a quel gesto. Era troppo giovane per capire la pietà di una morte rapida, e gli sembrò che sua madre volesse piuttosto impedirgli di parlare di fronte a lui.
– Ascoltami Mathias – gli disse in fretta la Tessitrice, riscuotendolo dal torpore. – Va' a casa da tua sorella e chiudi la porta, e veglia su di lei questa notte. E se non dovessi tornare, ti ricordi quello che ti ho detto, vero?
Mathias ci pensò un momento. Lungo la spiaggia, un sopravvissuto stava arrancando nel mettersi in salvo sulla rena.
– Che Leda è troppo intelligente per essere felice a Karecanthia – bofonchiò Mathias, come se ripetesse una lezione imparata a memoria. – Che per il suo bene, devo trovarle un posto dove può studiare e imparare tante cose. Che devo badare a lei, perché sono suo fratello maggiore.
La Tessitrice annuì, e lo strinse in un altro abbraccio. – Il mio ometto! – Sul viso bagnato di salsedine le scese una lacrima. – E mi raccomando, trova un posto che sia giusto anche per te – concluse nel lasciarlo. Da qualche parte, lungo la spiaggia, un'ombra si stava alzando in piedi, oscurando le stelle più basse.
– E ora vai! Va' da tua sorella e fa' come ti ho detto! – lo spronò la Tessitrice.
Mathias si allontanò obbediente, verso le case del villaggio vicino.
La Tessitrice non tornò a casa. Il giorno dopo Mathias e Leda erano ufficialmente orfani, anche se i corpi non furono mai trovati.
I testimoni raccontarono che il Pescatore era morto nell'esplosione accidentale di un vecchio motore di vascello, e la Tessitrice per il dolore si era gettata in mare dagli scogli.
Mathias però serbava un ricordo di quella notte di cui non aveva mai parlato a nessuno, nemmeno a sua sorella. Non era neanche certo che fosse accaduto realmente, che non si fosse trattato piuttosto di un'allucinazione dovuta alla fatica e alla ferita che ancora pulsava sulla sua tempia.
Mathias ricordava di aver udito un grido, e quando si era voltato aveva scorto un'ombra che si accasciava sulla spiaggia, e la Tessitrice, sua madre, che alla luce delle stelle e del freddo chiarore celeste della pallida luna minore infilava l'ago più e più volte in un fazzoletto bagnato di sangue, cucendo come per magia una strada di spuma tra le onde, congelandole sotto i suoi passi nel breve lasso di tempo in cui camminava su di loro, sempre più lontana, verso l'orizzonte.

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