sabato 2 settembre 2023

Corrivo

Corrivo [cor-rì-vo] agg. 1. Superficiale, facilone per disattenzione o per mancanza di riflessione; avventato. 2. Che ha un atteggiamento di inerzia o di eccessiva tolleranza di fronte alle cose; condiscendente.

Etimologia: secondo alcuni deriverebbe dal greco korribos, "stolto", ma più probabilmente proviene dal latino currere, "correre", da solo o incrociato con corrivare, "incanalare".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Ketut Subiyanto da Pexels


Ero un po' nervosa da quando Marta mi aveva preso da parte al mercatino e mi aveva annunciato di voler parlare con me, a casa mia tra tutti i posti. Marta ci era stata una sola volta, a casa mia. Avremmo dovuto studiare in quell'occasione, ma avevamo finito con l'andare in soffitta e, diciamocela tutta, quella era stata una pessima idea. L'avevo portata lassù solo perché Marta era stata in grado di vedere la porta, e i segnali erano buoni, ma mentre eravamo là era accaduta una cosa spaventosa, qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare nelle storie che si raccontavano in famiglia.
Portare lassù un'estranea, ora me ne rendevo conto, era stata un'imperdonabile leggerezza, dettata da un impulso corrivo che avrebbe potuto costarci caro. Non avevo parlato a nessuno della nostra disavventura, e sembrava che anche Marta avesse mantenuto il silenzio.
Meglio così. Mio padre, se lo avesse saputo, non sarebbe stato affatto corrivo con me.
Immaginai fin da subito di cosa Marta mi voleva parlare quel giovedì. Era ovvio: la soffitta. Così, per la mezza settimana che mi separava da quella chiacchierata, mi ero preparata a spiegarle tutti i motivi per cui non era consigliabile ripetere l'esperienza. Ma quando me la ritrovai per la seconda volta in camera, Marta mi sorprese tirando fuori dallo zainetto la scatola di un puzzle. La riconobbi prima ancora che lei la girasse per mostrarmi il suo nome scritto a pennarello.
– Riprenditelo. Non è divertente – bofonchiò lei, tendendomi la scatola. – E non venire più a casa mia a farmi questi scherzi!
Non mi avrebbe creduto se le avessi detto che era stata la soffitta a restituirle il gioco perso anni prima. Facevo fatica a crederci persino io, perché sì, la soffitta era la fonte della magia della mia famiglia, e accadevano cose strane lassù e a volte anche in tutta la casa, ma una cosa del genere non era mai capitata.
Sembrava quasi che la soffitta, con Marta, avesse voluto essere... gentile. E quella sì, era una cosa di cui avere paura.

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