sabato 30 settembre 2023

Inviso

Inviso [in-vì-so] agg. Guardato con antipatia, con avversione.

Etimologia: dal latino invisus, "malvisto, odiato", participio passato di invidere, "guardare con occhio bieco, iroso", composto da in con valore avversativo e da videre, "vedere".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di cottonbro studio da Pexels


La sera a cena, dopo la prima giornata passata fuori dalla Casa della Fratellanza come apprendista di Castai, Isme era pensierosa, assente, e non toccò cibo. Dapprima ci disse che non aveva fame, ma la verità, come sempre in questi casi, era un'altra.
– La ragazzina ha il cuore troppo tenero per fare il mio mestiere – la schernì Castai, mentre si serviva abbondanti porzioni di riso e frutta essiccata. Non aveva mai fatto mistero di non volere un'apprendista.
– Oh, zitto, tu! – sbottò Isme, facendo trasalire Calico. Proprio come il gattino da cui prendeva il nome, la bambina muta tendeva a spaventarsi per i rumori forti, e soprattutto non sopportava che litigassimo tra noi. – Non hai capito niente – lo accusò Isme, e se ne andò senza mangiare.
Era calata la notte quando la raggiunsi sotto la chioma della Fondatrice, l'albero più vecchio del nostro giardino. Isme era seduta a occhi chiusi su una radice della quercia. Sospettai che stesse assaporando la brezza sulle foglie del suo Frassino, perciò non la disturbai nell'accomodarmi lì vicino, e mi persi anch'io nelle sensazioni racchiuse dalla corteccia del mio albero. Finché non udii la voce di Isme.
– Perché ci odiano così tanto? – mormorò.
Io e gli altri adulti, che avevamo spesso a che fare con la gente di città, sapevamo quanto i Fratelli degli alberi fossero invisi a molti. – Non tutti ci odiano. La famiglia di Luzian, ad esempio, ci aiuta ogni volta che può, e non sono gli unici.
Stavo aggirando la sua domanda, lo sapevo. La verità era un complesso misto di ignoranza, paura, e invidia. Ci sarebbe voluta tutta la notte per spiegarglielo, ma era necessario, se non volevo che Isme iniziasse a odiare sé stessa e la sua condizione di nascita come una di noi.
– Il lavoro di Castai ti può sembrare inutile, ma è fondamentale per insegnare alla gente che non siamo dei mostri – replicai alle sue rimostranze. – Un giorno le cose cambieranno. Non far sì che nel frattempo le loro reazioni te li rendano invisi.

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