lunedì 30 ottobre 2023

Storia di Uccellino


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Jarib Key da Pexels


Una cosa del genere, in tanti anni di attività della Fattoria Valle Felice, non era mai accaduta.
Certo, una nascita è sempre un evento, ma quella nascita fu l'evento più incredibile che si fosse mai visto.
Quando il puledrino venne al mondo, tutti gli animali della fattoria esclamarono "orca l'oca!" - tutti tranne il papero, che evidentemente sapeva qualcosa che gli altri non sapevano.
Strano a dirsi, il puledrino era tutto candido come le piume di un cigno, e di un cigno aveva anche le ali.
La sua mamma, con assai poca fantasia e ancor meno riguardo per la crisi d'identità e la confusione che avrebbe potuto causare nel giovane puledro, lo chiamò Uccellino.
E se pensate che il nome gli calzasse a pennello, provateci voi a dire a tutti "Io sono Uccellino" o "Io sono Gattino", specialmente se avete un paio d'ali o i baffi, le orecchie e la coda di un felino.
Ma a quel punto per lui era ancora presto per pensarci. Uccellino, appena nato, non aveva idea che i cavalli non avrebbero dovuto avere le ali.
Per lui ci pensarono le altre giumente nella stalla, che nitrirono in coro tutta una serie di consigli e avvertimenti alla neo mamma. Tra questi, l'idea di coprirgli la schiena con una mantellina quando uscivano dalla stalla, e non certo per proteggerlo dal freddo.
– Se lo vede il fattore, mia cara – dicevano, – di sicuro lo scambierà per un pollo e lo metterà nel pollaio con i galli e le galline.
Capite da voi quanto l'idea fosse campata in aria. Un cavallo, anche se con le ali, rimane sempre un cavallo, e un cavallo non assomiglia per niente a un pollo.
Ma tanto lo ripeterono che la fecero convinta, e così la mamma di Uccellino alla loro prima uscita lo vestì di tutto punto con la più bella mantellina che le riuscì di trovare.
Uccellino, che non ne aveva compreso il motivo recondito, trottò dietro alla sua mamma tutto contento di quella premura, pronto a esplorare il mondo come ogni giovane puledro; ma come ogni giovane puledro, le quattro zampe lunghe e sottili ancora non gli obbedivano a dovere, e così al primo capitombolo, la mantellina gli finì a terra e si sporcò tutta.
La sua mamma, giunta a vedere cosa fosse accaduto e se Uccellino si fosse fatto male, nel notare la mantellina infangata osservò: – Ecco che fine fanno certi consigli dati in malafede.
E di coprirgli le ali non si curarono più né Uccellino né la sua mamma.
In giro per la fattoria, ogni animale aveva una sua opinione su quella strana faccenda e tutti ne parlavano senza farsi pregare.
– Non far tanto il superiore, piccoletto – grugnivano i maiali. – E non ti credere tanto speciale. Una volta anche noi avevamo le ali e sapevamo volare. Eh, bei tempi quelli. Si stava meglio, allora. Ma torneremo a farlo, volare, intendo, non stare meglio, quando ne avremo voglia. Il fattore e la sua famiglia se lo aspettano da un momento all'altro, non fanno che ripeterlo: quando i maiali voleranno qua, quando i maiali voleranno là... per questo stiamo aspettando, bisogna scegliere il momento giusto, sai, quando meno se lo aspettano...
– Beeeeeato beeeeestiolino – belavano le pecore. – Poveretto, non è colpa tua, ma dei tuoi parenti. I cavalli vogliono fare sempre di più, togliendo spazio e ragion d'essere a noialtri. Non gli basta galoppare, tirare calessi e aratri, no, si sono pure messi a brucare i prati, a raspar terra con gli zoccoli e ora hanno perfino trovato il modo di volare. Parola mia, il prossimo nascerà con un vello morbido e lanoso, e in men che non si dica, noi qui saremo di troppo e andrà a finire che non serviremo più.
Le mucche invece scrutavano Uccellino con aria critica e al suo passaggio muggivano: – Che cavallo brutto! Eh sì, è proprio un brutto cavallo, non vi sembra che abbia qualcosa fuori posto? Qualcosa di troppo, magari, o qualcosa di meno, o qualcosa di diverso. Può pure provarci quanto vuole, ma non sarà mai come tutti gli altri cavalli, non sarà mai normale, figuriamoci bello! Che disgrazia è toccata alla sua mamma, meno male che i nostri vitellini non si sono mai sognati di essere nient'altro che perfette mucche o tori.
I conigli dicevano che aveva un bel coraggio, ma quel che intendevano era l'opposto dell'ammirazione. Dicevano anche che per com'era conciato Uccellino faceva ridere i polli, ma nemmeno questo era un complimento. Insomma, tutti non facevano che criticarlo. Perfino gli asini, i parenti poveri e meno nobili della famiglia equina, evitavano di farsi vedere in sua compagnia.
Quanto a papere, oche, galline, tacchini, colombe e pavoni, che avrebbero dovuto provare una maggior simpatia rispetto agli altri animali nei confronti di Uccellino, a seconda di come si arruffavano loro le piume di mattina, di volta in volta litigavano con grandi schiamazzi su chi avrebbe potuto guadagnarsi l'immenso onore, oppure sobbarcarsi l'ingrato compito, di insegnare al puledrino a volare.
E dato che un giorno lo volevano fare tutti, e il giorno dopo battibeccavano per non essere scelti, andò a finire che nessuno insegnò a Uccellino a volare e dunque al puledrino toccò imparare da sé.
Per fortuna era un cavallo. Come aveva imparato presto a camminare, pur con qualche inciampo e capitombolo iniziale per le zampe che non gli obbedivano, così imparò a volare, muovendo le ali e sbatacchiandole un po' a caso finché non gli capitò di sollevarsi da terra, e con la pratica e con il tempo divenne sempre più bravo a non cadere.
Papere, oche, galline, tacchini, colombe e pavoni erano ancora lì a contendersi il poco desiderato incarico da maestro quando Uccellino già sorvolava da tempo la fattoria e i campi nei dintorni.
Uccellino crebbe e divenne in un bel cavallo bianco degno di un principe, non fosse stato per le sue ali. Comunque, da principe era trattato, e non aveva mai dovuto tirare l'aratro o condurre un calesse o portare in giro i figli del fattore seduti su una sella, e per questo gli altri cavalli lo invidiavano non poco. Non sapevano che se il fattore davanti a Uccellino lo lodava per la sua bellezza e unicità, alle sue spalle brontolava su come fosse impossibile agganciar finimenti o sellare quell'animale inutile con quelle ali di mezzo. E non serviva a niente che Uccellino a differenza degli altri cavalli potesse volare, perché in cielo non c'erano campi da arare né strade da percorrere.
Uccellino era dunque libero di fare quel che gli pareva, e volare gli piaceva, ma lo faceva sentire anche molto solo e parecchio incompreso.
Probabilmente, alla fine, Uccellino avrebbe scelto di rinunciare al volo pur di stare assieme agli altri cavalli. Ma capitò un giorno, mentre stava riflettendo su questa scelta e volando forse per quella che si diceva sarebbe stata l'ultima volta, che una principessa di passaggio nei pressi della Fattoria Valle Felice alzò gli occhi e lo vide.
E, nel vederlo, si disse che quel cavallo così speciale doveva essere suo.
Così la principessa andò dal fattore e acquistò Uccellino a peso d'oro, e Uccellino fu tanto onesto da non volare nemmeno un po' sopra la bilancia. Il cavallo alato salutò tutti gli animali della fattoria, salutò i suoi più o meno simili, salutò la sua mamma, e lì nella fattoria non si vide più né lui né un altro prodigio come lui, sebbene il fattore avesse tentato più volte in seguito di ricreare il miracolo.
La principessa portò Uccellino al suo castello, dove fu ammirato e coccolato... vorrei dire fino alla fine dei suoi giorni, ma sarò onesta, la principessa non ci mise molto a invaghirsi di un'altra bestia unica al mondo e a donarle tutta la sua attenzione, dimenticandosi del nostro Uccellino.
Che restò comunque con un castello in cui vivere, e con tutto il cielo in cui levarsi in volo.

Nessun commento:

Posta un commento