sabato 23 dicembre 2023

Reprobo

Reprobo [rè-pro-bo] agg., s. 1. agg. non com. Condannato dalla giustizia divina; dannato. 2. agg. estens. Malvagio, empio. 3. s.m. (f. -ba) Nei significato dell'aggettivo.

Etimologia: dal latino reprobus, composto da re, "indietro, in senso contrario", e da probus, "buono, onesto, retto".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Sacha Moreau da Pexels


L'alba sorgeva quel giorno su un nuovo me, più consapevole, ma anche più triste e spaventato. Era una seconda metamorfosi, dopo quella subita mio malgrado nella Valle, ma stavolta il mio corpo non era cambiato; solo la mia conoscenza di me stesso era mutata.
– Non l'ho cercato per nobiltà d'animo – confessai al saggio bendato che mi aveva condotto lontano dagli altri dormienti, una volta ottenuta la risposta in sogno. – Non sapevo che lo avrei trovato. Ero là per rubare un tesoro.
Non volevo parlarne, ma il saggio bendato aveva uno strano calore in sé, un calore paziente, che sciolse la mia lingua.
– Liri aveva ragione, non sarei dovuto venire. Lei non ha idea di quello che ho fatto, di tutte le atrocità, la sofferenza...
Mi premetti le mani sulla fronte, e fui a tanto così dal perdermi in una vampata di fuoco al pensiero di quei ricordi ritrovati. Liri non sapeva, eppure mi aveva dato il consiglio giusto, quello che io non avevo ascoltato: non cercare.
– Come ha potuto scegliere me? Come ha potuto il fuoco di drago offrirsi a me, a un'anima dannata, a un reprobo senza speranza di redenzione? Avrebbe dovuto bruciarmi, non salvarmi.
– Ah – fece il saggio, lentamente. – Come ti definisci, non è quel che vedo e sento.
– Non mi conosci. – Mi alzai in piedi e camminai avanti e indietro nella cella disadorna. – Non posso tornare nella Valle. Ora che ricordo chi sono, se il vecchio me ritornasse, e con tutto il potere che ho adesso...
Era un pensiero terrificante. Non volevo far del male a Liri o ai pacifici Guardiani della Valle, che mi avevano accolto dopo il cambiamento pur ricordando ciò che avevo fatto loro.
– Ma tu devi tornare. Se non perché appartieni a quel luogo, per ciò che hai lasciato là.
Pensai che il saggio si riferisse a Liri, ma poi rammentai. I miei scagnozzi, uomini altrettanto reprobi e privi di scrupoli, erano ancora nella Valle, e non sarebbero rimasti prigionieri a lungo. Erano una mia responsabilità, un residuo del passato di cui dovevo occuparmi.

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