giovedì 20 gennaio 2022

Di foreste infestate e di regole infrante


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Kelly L da Pexels


A guardarla dall'alto, con il suo fuoco acceso nel mezzo e una dozzina di ragazzi attorno, la radura stretta e lunga poteva sembrare un occhio. Però nessuno di coloro che tremavano alla guizzante luce delle fiamme e gettavano occhiate inquiete ai tronchi scuri all'ombra di rami contorti poteva vedere dall'alto il luogo che avevano scelto per passare la notte. Gli unici ad avere questo privilegio erano i corvi che volano radenti da un ramo all'altro, scrutando e ciarlando con astio contro gli intrusi.
Shirra si tappò le orecchie al suono del gracchiare incessante. – Santo Goshil, ma non smettono mai?
Dall'altra parte del fuoco, Tukol rispose beffardo: – Mi sa che stanotte dormiremo ben poco. Tu che ne dici, Adia?
La ragazza bruna verso cui si era voltato si strinse nelle spalle, gli occhi bassi. Un altro giovane, che si era alzato, agitò uno dei legnetti che avevano radunato per alimentare il fuoco, poi lo scagliò verso un gruppetto dei funerei pennuti. Tutto inutile: i corvi si alzarono in un breve volo, per poi appollaiarsi sull'albero vicino, e ricominciare col loro gracchiare stridente.
– Be', io ci ho provato – disse il ragazzo, ammettendo la sconfitta prima di tornare a sedersi nel cerchio.
Zoilo, il secondo in ordine di età all'interno del gruppo, si strofinò il mento che recava una traccia di barba incolta, poi abbracciò Shirra, al suo fianco. – Non sono i corvi a preoccuparmi.
Nella radura, infatti, soffiava un vento gelido, troppo freddo per la bella stagione in cui avevano scelto di compiere quell'impresa. Bell'impresa: a guardarla ora, sembrava più un atto di ribellione adolescenziale.
– Nat, sei ancora sicura che dovremmo andare fino in fondo? – Chiese Zoilo alla ragazza, o forse sarebbe meglio dire giovane donna, che resisteva fiera, a testa alta e sguardo fisso.
Nathaniela annuì. – Non lascerò a metà quello che ho iniziato. Ci deve essere un motivo per cui ci hanno proibito di andare nella foresta, e io voglio scoprire quale.
– Sì, ma forse è un buon motivo – si lamentò Runia in tono querulo. Era una ragazzina bionda appena dodicenne, che non sarebbe venuta se non fosse stata spronata dal fratello maggiore. Ogni volta che il vento smuoveva le foglie, facendole crepitare, o che un gufo solitario interveniva con qualcosa da dire in una pausa tra i richiami dei corvi, Runia girava la testa a scatti e scrutava la foresta a occhi sgranati.
– Inoltre, saremo i primi a fare una mappa del sentiero attraverso la foresta e di quello che c'è al di là – aggiunse con entusiasmo Ogdan, il fratello di Runia. Stessi capelli biondi, atteggiamento agli antipodi. – Pensate a quanto diventeremo famosi, ragazzi!
Qualcuno rispose con esclamazioni di esultanza alle sue parole, ma non molti. La maggior parte era soltanto stanca per il troppo camminare di quel giorno, mentre altri avrebbero preferito non essere lì.
– Io non ci trovo niente di divertente a finire mangiata da un mostro della foresta – biascicò in tono nasale una ragazzina con le trecce e gli occhiali.
Il ragazzo che le stava accanto le diede uno spintone. – Ma smettila, Bahiula, i mostri non esistono!
– Li avremmo già trovati, a questo punto – commentò qualcuno dall'altra parte del fuoco, mentre i due continuavano a litigare, quasi sovrastando il gracchiare dei corvi.
– O loro avrebbero trovato noi – lo corresse qualcun altro.
– Ba-ba-ba... Sempre a dire ba-ba-hiula! – punzecchiava intanto il ragazzo.
– Smettila, dai, non mi chiamo così! – protestava la ragazzina con gli occhiali, tempestando il compagno di deboli sberle.
– Zitti tutti! Fermi! – intervenne Shirra. Guardava dietro di sé, dove proseguiva il sentiero ancora inesplorato, e respirava in affanno.
– Che cosa c'è? – bisbigliò premuroso Zoilo, nel seguire il suo sguardo.
– C'è qualcuno – mormorò piano la ragazza. Alle parole incredule che già si levavano dagli altri, insistette. – Ho sentito dei passi! Vi dico che qui c'è qualcuno!
Tukol ridacchiò, ma sembrava l'unico davvero rilassato nel gruppo. Perfino Nathaniela tendeva le orecchie, in ascolto. – Andiamo – disse Tukol. –  Non può esserci qualcun altro altrettanto stupido da addentrarsi nella pericolosissima foresta proibita infestata da mostri, fantasmi, demoni, orrori in gran quantità e restarci anche la no...
Al levarsi di un ululato cupo, che precedeva un soffio di vento gelato e costante, le parole spavalde morirono in gola al ragazzo. Un ronzio permeò l'aria, e poi l'udirono tutti: passi crepitanti sopra le foglie morte della stagione passata, due, tre, quattro passi che si avvicinavano da più direzioni, ma tutti dal lato ancora inesplorato della foresta. I ragazzi si strinsero tra loro, quella che era stata chiamata Bahiula gemette, Runia pianse, Adia pareva ormai rassegnata all'inevitabile. Ma Zoilo e Nathaniela non si arresero, e distribuirono ai ragazzi i più robusti e lunghi tra i pezzi di legno che ancora non erano stati divorati dal fuoco.
– Tenetevi pronti – raccomandò quest'ultima, e tutti coloro che avevano accettato quelle armi improvvisate si alzarono in piedi.
Dai rami, in alto, tanto in alto da poter apprezzare la forma ad occhio della radura, si levò uno sciame di insetti neri e ronzanti. Solo che erano gli insetti più strani che i ragazzi avessero mai visto. Lo capirono quando una di quelle bestie si staccò dal gruppo e si avvicinò al fuoco. Lo si sarebbe detto un grosso moscone se non fosse stato squadrato, privo di testa, e con due lunghe paia d'ali da libellula che lo tenevano in volo sospeso. L'istante dopo, il ragazzo che aveva lanciato il bastone ai corvi lo abbatté.
– Mauvris! – Sibilò Nathaniela, in tono autoritario.
– Che c'è? – si difese il ragazzo. – Quel coso ci avrebbe attaccato.
– Sì, ma ora c'è tutto il resto dello sciame! – Shirra, addossata a Zoilo, indicò leggermente in alto con il suo bastone. Ma fu dalla foresta che provenne quello che meno di tutto i ragazzi si aspettavano.
– EP9248, ritira immantinente i droni. Ostili, ripeto, ostili a 4 zruden a dritta!
– Oh, dai, tacitati OG4281. Deve essere stata una forma di vita autoctona.
– Umanoide. Dodici forme di vita. La scansione a infrarossi rivela...
– PC0185, asserisci che qualcun altro sta violando il regolamento?
Voci umane. Dalla foresta. Le parole erano incomprensibili, ma non c'era dubbio alcuno che si trattasse di voci umane.
I ragazzi attorno al fuoco guardarono sbigottiti, ignorando i bizzarri insetti che si ritiravano tra le fronde. Ascoltarono i passi che si moltiplicavano, finché dai tronchi non emersero sei ragazzi dalle tute scintillanti con fasce di vetro colorato davanti agli occhi. Attorno a uno ronzavano in volo gli strani insetti, un altro reggeva tra le mani una tavoletta piatta e sottile.
– Grazie a Regulus, temevo una ronda! – esalò uno dei nuovi venuti. – Se ci inquadrano, siamo fritti.
– Mimetismo! – esclamò un altro, con un lungo sguardo ai ragazzi nella radura.
Una ragazzina, al suo fianco, gli diede una gomitata. – TK5403, perché non ci siamo organizzati anche noi un cambio d'abiti? Avrebbe semplificato la ricognizione in territorio retrogrado.
Era più o meno dell'età di Runia, ma non sembrava per nulla spaventata
– TK5403, TK5212, ricordate: nessun contatto con i retrogradi. Non vorrete essere vaporizzati, vero?
I due mugugnarono, ma tacquero. Nel frattempo, il gruppo attorno al fuoco, abbassati i bastoni, si avvicinò incuriosito.
– Chi siete? – domandò Zoilo. – Non vi abbiamo mai visto prima, da che villaggio venite?
– Che vestiti strani! – mormorò qualcuno alle sue spalle.
– Che parole strane! – fece eco qualcun altro.
Nathaniela si fece avanti e parlò alla ragazza in testa al gruppetto dei nuovi venuti in tono più amichevole. – Se avessimo saputo di non essere i soli ad esplorare la foresta infestata, avremmo potuto unire le forze. Voi quando siete partiti?
– La foresta cuscinetto, intendi dire – interloquì la ragazza nella scintillante tuta d'argento. – Tra noi e i retrogradi.
Nathaniela aggrottò la fronte, ignorando i bisbigli incomprensibili dei nuovi arrivati, e continuò chiedendo: – Certo dovete essere partiti almeno il giorno prima per arrivare tanto più avanti di noi, vero? Noi da stamattina all'alba, con il sole basso alle spalle, e camminando tutto il giorno, di più non siamo riusciti...
PC0185, questo il codice nominale della giovane che faceva da portavoce agli estranei, fece un gesto che zittì tutto il gruppo. – Il sole sorgente alle terga? Non da sopra l'arboreto?
Seppure con qualche dubbio, Nathaniela annuì. – Sì, camminando verso il tramonto... voi no?
Il ragazzo circondato dagli insetti trattenne il fiato, e i due che parlottarono tra loro fissavano i dodici ragazzi della radura con occhi spalancati dall'orrore, come se avessero visto un mostro. Il gruppetto dei sei arretrò.
– Contatto non autorizzato! – urlò PC0185, facendo trasalire tutti quanti, i suoi e gli altri. – Spiacente, sodali, devo segnalare. Il regolamento non ammette deroghe, i retrogradi non devono sconfinare. È più che regola, è legge.
La ragazza esitò, col dito sospeso sopra la tavoletta. I due gruppi rimasero a guardarsi con stupore, inquietudine e titubanza, mentre anche i ragazzi della radura cominciavano a intuire quello che gli scintillanti già sapevano: che l'altro gruppo proveniva dal lato opposto della foresta, quello misterioso, inesplorato, alieno.
Sopra di loro i corvi continuarono a gracchiare, fastidiosi e imperterriti, nella foresta infestata o foresta cuscinetto, due nomi per lo stesso luogo con la medesima regola: non entrare.

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