sabato 1 luglio 2023

Tergiversare

Tergiversare [ter-gi-ver-sà-re] v.intr. (aus. avere; tergivèrso ecc) [sogg-v] Eludere una domanda con risposte vaghe; perdere tempo evitando di manifestare il proprio pensiero; rinviare una decisione; temporeggiare.

Etimologia: dal latino tergiversari, "temporeggiare", composto da tergum, "schiena", e da versare, "volgere, girare": propriamente "dare la schiena, girarsi di spalle".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di RDNE Stock project da Pexels


Quando tornai, mi scoprii appoggiata con la schiena sul suo petto, la fronte contro il suo collo e il braccio sinistro allungato per intrecciare le nostre mani, sul cui dorso il simboli gemelli delle tre rose, rifulgenti di luce, stavano lentamente diventando opachi, fino ad assumere l'aspetto di comuni tatuaggi.
Non ricordavo di avergli stretto la mano quando avevamo iniziato. A volte, quando le nostre anime affondavano nella terra e risalivano i tronchi, intrecciate assieme al riparo di una solida corteccia, i nostri corpi si cercavano come per istinto.
Dopo tanti mesi mi ero abituata all'idea di essere una driade, ma la sorpresa del risveglio nel mio limitato corpo umano probabilmente non mi avrebbe mai abbandonato. Quando non avevamo impegni, eravamo entrambi grati di poter avere una scusa per prolungare quei momenti e rimandare il nostro rientro nella società umana, e la reciproca compagnia era un'ottima scusa per tergiversare. Non era sempre stato così, però, tra me e Mirto.
– Spiegami una cosa – gli dissi, mentre mi sistemavo meglio contro la sua spalla e Mirto si chinava per darmi un bacio in fronte. – Quando ho cominciato la terapia con il dottor Carrari, l'altro dottor Carrari... tu mi hai vista andare e venire dallo studio, giusto?
Mirto mormorò in assenso.
Sollevai la mano sinistra, marchiata da un simbolo identico al suo. – E lo sapevi cos'ero, fin dall'inizio, vero?
Di nuovo un mormorio di assenso, ma nessuna vera risposta. Sospirai.
– E allora perché hai aspettato tanto per parlarmi, per aiutarmi come alla fine hai fatto?
– Avevi paura – mormorò Mirto, troppo alla svelta. – Paura di te stessa, e non sapevo come avresti reagito...
– La verità, per favore.
Era ovvio che stava tergiversando, che preferiva concentrarsi sul mio problema pur di non dirmi il suo.
Mirto sbuffò, si passò una mano tra i capelli e infine rivelò a fatica: – Avevo paura io di te. Sei la prima driade che conosco, e non avevo idea di come parlartene mi avrebbe cambiato la vita.

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