lunedì 24 luglio 2023

Un giorno alla volta


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Victoria Rain da Pexels


Ogni giorno è diverso. Ogni giorno è la stessa storia.
Mi sveglio e non so chi sono finché non mi guardo allo specchio. Non che non me lo ricordi, sebbene, quando vedo il mio volto, mi torna tutto in mente: il mio nome, il mio passato, le quotidiane preoccupazioni che occuperanno la mia giornata.
È che quella vita, anche se la rammento, io non l'ho mai vissuta. È così, per me, da quando ho memoria. È un nuovo giorno, un nuovo mondo, una nuova me stessa o me stesso a ogni risveglio.
La mia vita è imprevedibile, ma non mi dispiace. Questa mia condizione, che ho scoperto non essere comune - una volta pensavo che fosse così per tutti, ma mi sbagliavo - mi ha insegnato a prendermela comoda e a godermi il viaggio. Apprezzare quel che di buono ogni mondo ha da offrire, e scoprire la meraviglia di un istante. Quanti di voi bloccati nella stessa vita possono dire di riuscire ad assaporarla sul serio?
Il mattino, con la sua promessa di un nuovo inizio, è il mio momento preferito. Mi sveglio presto e mi stiracchio nel letto, e intanto prendo confidenza con la mia nuova forma, conto gli arti, la coda quando c'è, saggio la forma della testa e metto alla prova i miei sensi.
Quando penso di riuscire a muovermi senza inciampare nei miei stessi piedi, o zoccoli, o tentacoli, mi alzo o scivolo giù dal mio rifugio notturno e cerco la più vicina superficie riflettente, o qualsiasi cosa ne sia l'equivalente in quel mondo. Non ho ancora trovato una terra in cui sia negata la possibilità di apprezzare sé stessi, sotto una qualche forma. A volte i miei sensi non percepiscono affatto le onde elettromagnetiche provenienti da una fonte luminosa, ma trovo comunque un ingegnoso strumento che possa rivelarmi il mio volto sfruttando una forma naturale di ecolocalizzazione, o uno strato gelatinoso in cui lasciare un'impronta che stimola la propriocezione tattile in un modo estremamente dettagliato.
Oggi il mio specchio è un ovaloide d'argento opaco appeso al soffitto in un angolo della stanza. Devo toccarlo affinché funzioni, ma non appena lo sfioro la superficie si fa lucida e mi restituisce la mia immagine. Ho un corno sulla sommità della testa, non è la prima volta, e ormai molti giorni fa mi sono svegliata che ne ero piena, dalla fronte alla nuca, un'intera selva di piccole corna ramificate come ramoscelli di un albero. Questo almeno è elegante, assottigliato e ritorto, come una conchiglia a spirale d'argento. Ho due occhi, un naso, una bocca con i denti, due orecchie. Ho i capelli, il che non è affatto scontato. Li avevo già sentiti quando li pettinavo con le mani stando a letto, ma ora posso anche vederli, candidi e corti, con una fila di fiori dai petali rossi tra la frangia e il resto della chioma. Sono parte di me, non un ornamento, perché riesco a sentire il mio tocco ogni volta che li sfioro con le dita, che sono cinque, tra parentesi, su entrambe le mani.
Non è la mia prima volta come forma di vita almeno in parte vegetale.
Mentre guardo il mio volto tondo, con formazioni cristalline sulla pelle della fronte e delle guance, mi sovviene il mio nome, Felideas Di Hehà, e piano piano riemergono i ricordi.
So chi sono, so dove mi trovo, so come muovermi nella mia casa e dove trovare tutto ciò che mi serve.
Non ho fretta di iniziare la giornata. Mi sposto in cucina e mi prendo tutto il tempo per una buona colazione. Il bricco è già sulla piastra termica, nell'attesa che la mia bevanda sia pronta mi siedo e mi guardo attorno. Le pareti sono fatte di lunghe assi di un qualche tipo di legno dalla lucentezza di alabastro. Grandi finestre, che danno su un giardino di piante bianche e rosa dai rami che formano graziose spirali, lasciano entrare molta luce che danzando sulla mia pelle la accende di riflessi iridescenti e mi invigorisce. Tra i rami, quelli che in altri mondi si chiamerebbero uccelli cantano melodie musicali in cui avverto talvolta tracce di parole. Una carezza setosa mi sfiora le gambe e guardando giù scorgo Lioth, il mio cucciolo di kipharen; quattro zampe filiformi e scattanti e lunghi peli che si agitano nell'aria, pare un batuffolo di cotone o la pianta acquatica di un altro mondo.
Verso il sui cibo, un liquido zuccherino, nella ciotola, e intanto un profumo che ho già avvertito con altri sensi, in altri mondi, si spande nell'aria dal bricco sulla piastra termica.
Caffè.
Oggi è una giornata fortunata.
Non esiste in tutti i mondi il caffè. Così come il cacao, laddove riesco a trovarlo ne approfitto, perché se preparato bene, ritengo che il caffè sia una delle meraviglie del creato. Sì, lo so, lo dico quasi di tutto, dai raggi di sole alla buona musica al più comune dei paesaggi naturali, ma per quanto riguarda caffè e cacao, lo penso in particolar modo. Le alternative offerte dai mondi dove queste bevande non esistono, e anche da alcuni in cui esistono assieme a dei surrogati che ne sono una pallida imitazione, non sono mai altrettanto soddisfacenti. Solo lo xayqe è ugualmente gustoso, ma lo xayqe è una bevanda dolce, fresca, leggera e frizzantina che pizzica la lingua, e che non ha mai preteso di essere caffè.
Verso il liquido caldo dal bricco, torno a sedermi e assaporo a piccoli sorsi la mia tazza amara, alternandoli a dolcetti color arcobaleno a forma di mandorla. E intanto penso a quali amici andrò a far visita oggi, al mio turno di servizio alla comunità, al viaggio verso la mia terra natale, Hehà, che non posso più rimandare. Penso a tutto quello che so, che farò, che sceglierò, perché sono Felideas oggi, e per un breve istante, un giorno soltanto, questa è la mia vita.
Non so se è una vita presa in prestito, se domani la vera Felideas riprenderà il suo posto e continuerà da dove io ho lasciato come nulla fosse, o se questa esistenza è nata con me, apparsa dal nulla, e al mio addormentarmi svanirà. Io so solo che domani non sarò più qui, e che questa forma, questa vita che ora sento appartenermi sarà solo un ricordo, presto sostituita dalla successiva. Qualcun altro, qualcuno meno coscienzioso, potrebbe approfittare di una vita vissuta un giorno alla volta, senza conseguenze, e causare danni enormi nei mondi che visita.
Non è il mio modo di fare.
Stasera, quando andrò a letto e chiuderò gli occhi su questa esistenza, abbandonandola per sempre, sarò contenta se potrò rammentare di aver assaporato le piccole gioie quotidiane che questo mondo può offrire, se avrò fatto la mia parte nel condurre questa vita come se non ne avessi altre, e, quando posso, se l'avrò lasciata migliore di come l'ho trovata, compiendo quelle ardue scelte che sono così facili quando si ha un giorno solo per prenderle, così difficili quando si pensa di avere tutta la vita davanti.

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