sabato 8 settembre 2018

Nugolo

Questo sostantivo lo avevo sentito solo nel secondo senso della definizione. Forse perché è più comune del primo. Non tanto comune, però, da non entrare a pieno titolo nella mia lista di parole inconsuete.

Nugolo [nù-go-lo] s.m. 1. lett. Nuvola, nube. 2. fig. Fitto addensamento, folto numero. Miriade, caterva.

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La parola nugolo mi fa sempre venire in mente uno sciame di moscerini o di locuste, oppure uno stormo di uccelli. Animali volanti in gran quantità. Sarà per questo che ho scelto qualcosa di simile per il brano di oggi, che riprende i personaggi già presenti in Caligine.


La migrazione delle nottole ad Avyon City era un evento spettacolare. Iniziava con un nugolo all'orizzonte, nel crepuscolo di una delle prime sere della stagione secca; ma tutti noi sapevamo che quella nube nera e agitata non era una nuvola.
Mentre il cielo si faceva blu cobalto, la fascia scura e tumultuosa all'orizzonte s'ingrandiva sempre più, e quando era possibile distinguere alcune nottole isolate stagliarsi al di sopra e al di sotto del gruppo, il suono di un corno segnalava ai cacciatori che era il momento di uscire a tendere le reti.
Non passava molto tempo prima che le furie alate si abbattessero sulla parete trasparente della Bolla, tempestandola con gli artigli nel cercare una via per aggirarla. Avyon City, immersa nel silenzio, ascoltava i loro battiti scomposti.
Celine e Jean, sdraiati sul tetto di Torre Libertà, guardavano le stelle spegnersi a una a una, oscurate da un nugolo di nottole.
– Uno pensa che un giorno o l'altro si faranno furbi – borbottò Jean con una smorfia. – E invece no, continuano a passare proprio qui dove siamo noi.
– Fanno quello che gli dice l'istinto – spiegò la sorella. – E l'istinto gli dice che questa è la rotta della migrazione.
– Sì, ma... non ci vedono? Non possono almeno scansarsi? Il rumore di quando vengono a sbattere qui sopra mi... non mi piace. – Jean si tappò le orecchie con le mani.
Celine ridacchiò e indicò la direzione da dove venivano le nottole. – Smorzatori di rumore sulla Bolla. Se non gli rimandiamo indietro il suono, non possono capire che qui c'è un ostacolo. Dovresti stare più attento a lezione, sai?
Jean sospirò. Di tanto in tanto una rete calava a intrappolare le nottole e liberava uno spicchio di cielo. – Fa paura, là fuori. Sono contento di avere la Bolla. – Jean si girò verso la sorella.
Celine guardava in alto, affascinata. Sul suo volto era comparso un sorriso. – Un giorno – disse, con le mani tese al cielo notturno e le ali grigie allargate sotto di lei. – Io sarò un cacciatore.

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