giovedì 6 settembre 2018

Veri scrittori, falsi scrittori

Uno degli argomenti che periodicamente si ripresentano nei gruppi di scrittura che frequento è questo: chi è un vero scrittore, e chi no? Oppure: quando uno può definirsi "scrittore"?

Ho sempre trovato questo tipo di domande, e la discussione infinita che ne scaturisce, piuttosto ridicole. Il problema, dal mio punto di vista, è che sono basate sull'assunto che "scrittore" sia un titolo onorifico di cui solo pochi eletti possono fregiarsi. E che tutti gli altri, quelli che non rispettano gli standard di volta in volta proposti, possano accontentarsi di definirsi "autore", "scrivente", "scrivano", o di anteporre a scrittore la specifica di "aspirante" o "emergente".

La mia definizione di scrittore invece è: qualcuno che scrive in modo continuativo per essere letto da qualcun altro. Tolto chi tiene un diario personale, o chi compila liste della spesa e raccoglie quaderni di appunti per motivi di studio, chiunque scriva è uno scrittore. Non necessariamente uno scrittore famoso, uno scrittore di professione o uno scrittore pubblicato dell'editoria tradizionale (tutti vincoli spesso citati nelle definizioni che ho potuto leggere nelle discussioni), ma comunque uno scrittore.

Uno degli ostacoli nella definizione di scrittore è che questa è un'attività con lunghi tempi di preparazione e "gavetta", che spesso trascorrono silenziosi, lontano dagli occhi altrui. In questo, uno scrittore è come un atleta, che passa buona parte del suo tempo ad allenarsi prima di essere pronto per affrontare una competizione; solo che nessuno si sognerebbe di dare a un atleta nei suoi anni di formazione del "falso atleta". Perché allora c'è tutta questa necessità di porre su un piedistallo il termine scrittore e le persone da definire tali?

Forse in parte è dovuto alla scuola, che esalta i pochi scrittori che hanno passato la prova del tempo trascurando le difficoltà e gli insuccessi che hanno sperimentato in vita, fino a renderli le immortali creature mitologiche che chiunque scriva aspira a diventare. Forse è causato dal fatto che uno scrittore di successo, come un attore o uno sportivo di alto livello, fa parte della categoria dei cosiddetti vip, i divi (parola che deriva da "divinità") moderni. Ma ancora, nessuno si sognerebbe di dire che un attore che non lavora a Hollywood, un calciatore che non gioca in serie A o un atleta che non partecipa alle Olimpiadi non siano un vero attore, calciatore o atleta.

Eppure... nonostante ciò che ho scritto fin qui, sono dell'idea che i falsi scrittori esistano. Ma chi sono costoro, secondo me? Se uno scrittore può essere chi si trova in qualunque fase di un romanzo che ha intenzione di portare alla pubblicazione (anche all'inizio), chi posta racconti in un blog, chi pubblica storie sul giornalino del suo istituto scolastico, chi mette fanfiction su un sito (i meccanismi narrativi, gli ingredienti di una buona storia sono gli stessi, che i personaggi siano originali o meno), un falso scrittore è chi dice "un giorno ci scriverò su un libro e diventerò famoso" ma non si sogna di provarci nemmeno, chi paga un ghostwriter per il piacere narcisistico di vedere il proprio nome sulla copertina di un libro scritto da altri, chi non ha più niente da raccontare e continua ad autoincensarsi per l'unico romanzo pubblicato decenni fa, chi non ha la pazienza di imparare un mestiere, o un piacere, quello della scrittura, in cui non si smette mai di apprendere e del quale, come affermava Hemingway, non si diventa mai maestri.


Ma adesso voglio sentire te. Tu come la pensi, esiste una distinzione tra veri e falsi scrittori, e se sì, dove tracci la tua linea?

Nessun commento:

Posta un commento