giovedì 20 giugno 2019

Gioco d'incastri

La prima volta in cui mi sono accorta che iniziavo a scrivere bene - non in quanto a stile, ma per la capacità di costruire una trama coerente invece di una semplice sequenza di scene una dietro l'altra - è stato quando ho notato come i vari eventi si incastrassero alla perfezione. Dalle azioni dei personaggi in una prima situazione ne scaturiva un'altra, che li costringeva a reagire ottenendo come conseguenza una terza situazione e così via. Tutte le scene erano necessarie. Tutte erano indispensabili, tanto che togliendone anche solo una, l'intera sequenza non reggeva più: come una catena a cui venisse a mancare uno degli anelli, la trama risultava spezzata e incomprensibile.

E in effetti è così, in ogni buona storia. Ogni avvenimento ha un senso, e una volta conosciuto il carattere dei personaggi, hai la sensazione che non poteva andare in altra maniera rispetto a quella che l'autore ti ha presentato. E, nelle storie migliori, magari non sembra esserci un senso immediato ma in retrospettiva, nel corso di una seconda lettura, saltano all'occhio tutti quegli indizi, tutte quelle sottili anticipazioni che prima non eri riuscito a cogliere. Quelle che, in inglese, vengono chiamate con una parola che amo moltissimo, foreshadowing, che contiene in sé la parola "ombra" e la parola "davanti". E allora, è come dire che gli eventi che hanno ancora da venire, i misteri e i segreti ancora sconosciuti, gettano un'ombra sul passato, proprio lì, davanti agli occhi del lettore. Un'ombra che alcuni sapranno interpretare correttamente, giungendo a intuire il seguito della storia, o addirittura il suo finale; e che molti altri invece nemmeno scorgeranno. Un'ombra che potrebbe lasciarti confuso e perplesso fino a quel momento "aha!" in cui tutto assume un senso. Quanto adoro le storie così!

Storie come puzzle, storie come indovinelli, storie come equazioni da risolvere. Storie in cui bisogna prestare attenzione, perché probabilmente nulla è scritto per caso, e la più insignificante battuta di dialogo può in realtà contenere un'importantissima chiave di lettura. Queste sono le storie che mi piace leggere. Queste sono le storie che mi piace scrivere. Storie che mi sorprendono per quanto alla fine, dopo le necessarie revisioni per limare ogni pezzetto e togliere quelli che non servono, tutto s'incastra in maniera perfetta. Quello strano comportamento dell'amica della protagonista? Comprensibile, sapendo quello che credeva fosse successo. Quella frase bizzarra del misterioso sconosciuto? Il suo significato diventa ovvio una volta capito chi è davvero. L'ostilità improvvisa da parte di un estraneo che i personaggi principali a malapena conoscono di nome? Ha senso, alla luce delle sue motivazioni. Ma questi sono dettagli che, la metà delle volte, scopro anch'io man mano che li scrivo. Ed è meraviglioso osservare come questo gioco d'incastri si completa quasi da solo davanti ai miei occhi.

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