lunedì 10 giugno 2019

Personaggio: Thiss

Come al solito mi concentro prima sulle anomalie rispetto alla rappresentazione tradizionale di ogni tipo di personaggio, così anche il mio primo Guardiano della soglia non fa eccezione.

Immagine creata con Mega Anime Avatar Creator di Rinmaru Games


Thiss è un guardiano della soglia di tipo antagonistico, un emissario del male o un malvagio egli stesso eppure, a differenza di altri personaggi con queste caratteristiche, Thiss non si pone come un ostacolo sul cammino della protagonista, non la  combatte né cerca di imporle di rinunciare alla sua ricerca. Al contrario, Thiss ne è proprio la causa, colui che le rivela l'esistenza dell'oggetto che può sconfiggerlo e la motiva a rintracciarlo al più presto. Ha i suoi fini, ovviamente, che tuttavia non posso spiegare per non rovinare il finale.
L'aspetto di Thiss è di quelli che fanno pensare subito a un cattivo, talmente tanto da risultare quasi una somma di cliché: tratti da serpente nella lingua e nella pronuncia sibilante, occhi rossi con pupille a forma di fiamma, un mantello con cappuccio che all'occorrenza può renderlo invisibile. Per lui mi sono potuta sbizzarrire senza problemi dato che Thiss è un personaggio del viaggio onirico della protagonista, quindi non ho bisogno di dare spiegazioni sul perché appare come appare, a parte quella che "è malvagio". E da tale si comporta.


Questo il brano già scritto in cui compare Thiss:
Thiss si diverte a tormentare un innocente


L'esercizio richiede di scrivere un brano che riguarda il primo incontro con il guardiano della soglia oppure l'esito della prova. Ho preferito il primo caso, perché il secondo rischia di rivelare troppo. Questo racconto si colloca subito prima rispetto al brano già scritto.


Le sembrava di aver corso da sempre. La foresta era scura, densa di rami e di nebbia, e pesante del suo respiro in affanno. La foresta non aveva inizio, né fine.
Rischiarata appena dalla tenue luce blu della Bacchetta del Giglio tra le sue mani, Whiteray correva, senza riuscire a ricordare se fuggiva da qualcosa, oppure era lei a inseguire. Le foglie le schiaffeggiavano il volto, le liane le frustavano le braccia e le caviglie, eppure, nonostante questo, nessun albero le si parava mai davanti, costringendola a deviare la sua corsa. Era come se la foresta si aprisse al suo passaggio, guidandola in quella direzione.
E, all'improvviso, la foresta si aprì davvero. Gli alberi rigogliosi non erano più al suo fianco, si erano fatti da parte, persi nella nebbia di un'ampia radura. Dall'alto, la luce della luna splendeva argentea sulla bruma, e su un ragazzo che le stava dinnanzi a testa china. I piedi nudi non toccavano terra, tanto che in un primo momento Whiteray pensò che stesse volando; poi si accorse che le caviglie e i polsi delle braccia allargate erano legati a una struttura di pietra dietro di lui, che sembrava formata dall'unione delle lettere V e T al riparo della lastra di roccia di un dolmen.
Whiteray non si chiese chi fosse, né perché il ragazzo fosse stato legato così barbaramente, con addosso solo un paio di jeans strappati. Infilò la Bacchetta del Giglio alla cintura e si precipitò a liberare il ragazzo.
Lui alzò la testa, rivelando uno sguardo spento e stanco, non appena Whiteray mise mano ai nodi che gli stringevano le caviglie. Il ragazzo si umettò le labbra, poi mormorò, a malapena udibile: – Scappa.
Alle spalle di Whiteray, un sibilo fece eco a quell'unica parola. La ragazza si alzò in piedi e si girò di scatto, in tempo per vedere materializzarsi dalla nebbia un individuo alquanto bizzarro. Era pallido quanto la nebbia, tranne per i capelli folti e scuri come un cielo senza stelle, e gli occhi rossi in cui le pupille si agitavano come due fiammelle, e dal suo ghigno compiaciuto di tanto in tanto guizzava una lingua biforcuta da serpente. Il suo mantello, lungo fino ai piedi e con un cappuccio che in quel momento era abbassato sulle spalle, si stava lentamente scurendo, e Whiteray comprese che era grazie a quello che il nuovo arrivato aveva potuto nascondersi nella nebbia e sorprenderla.
Lo strano individuo batté le mani e pronunciò con voce sibilante, cacciando fuori di tanto in tanto la lingua biforcuta: – Ssssplendito! Meravigliosssso! Ne ho presssa un'altra!
Quindi avanzò di un passo, intrappolandola tra sé, le pietre del dolmen, e il ragazzo legato alle sue spalle. Whiteray agì d'istinto: afferrò la Bacchetta del Giglio e gliela puntò contro, rischiarando di blu le fiamme nei suoi occhi rossi. L'estraneo dalla lingua di serpente alzò una mano a proteggersi, e Whiteray ebbe una fugace visione di un nome: Thiss.
Un nuovo sibilo accompagnò il ritorno del ghigno compiaciuto sul volto di Thiss, che rilassò il braccio e la fissò con quegli occhi inquietanti, scuotendo la testa: – White, White... cosssa sssperavi di fare? Quesssto non è lo Ssscettro Verde. Quesssto è sssolo un giocattolo!
Whiteray non si chiese come Thiss potesse conoscere il suo nome, o se l'avesse chiamata così per via dei suoi capelli. Si chiese solo una cosa: – Scettro... verde?
Il ghigno di Thiss si contorse in una smorfia. Sollevò di nuovo la mano, ma non per proteggersi dalla luce della Bacchetta del Giglio che ancora gli tingeva il volto di una sfumatura blu, bensì per colpire con il dorso le mani di Whiteray. La Bacchetta del Giglio le cadde di mano e la sua luce si spense.
Whiteray si buttò a terra, a cercarla carponi, frugando tra l'erba e la nebbia. – Non posso perderla. Non posso perderla. Non posso perderla – mormorò tra sé, con la disperazione che le incrinava la voce.
– Asssolutamente patetico – commentò Thiss. – Quesssta ragazza non sssa nulla del vero potere, non è cossì?
Whiteray non interruppe la sua ricerca, finché un urlo di dolore non le strappò gli occhi da terra, per rivolgerli al ragazzo imprigionato. Una scia di sangue gli colava dal braccio, e macchiava anche una delle dita dalle unghie affilate di Thiss. Whiteray non se n'era accorta in precedenza, ma la pelle del ragazzo legato sotto al dolmen era costellata di numerose cicatrici.
Si chiese da quanto tempo fosse lì, a subire una lenta, continua tortura da parte di Thiss.
Si chiese se lei poteva fare qualcosa per evitargli altro dolore.
– Lo Scettro Verde... lo Scettro Verde è il vero potere? – chiese Whiteray.
Thiss sogghignò, e fece guizzare la lingua serpentina all'angolo della bocca. – Per te, equivale al potere di fare uno sssscambio.
Thiss rivolse gli occhi da Whiteray al prigioniero, che alzò la testa e supplicò debolmente: – No, non devi...
Non riuscì a proseguire quando Thiss gli pizzicò un fianco, graffiandogli la pelle. La sua voce si spense in un mugolio spezzato.
– Ma sssicuro che non lo troverai lì a terra dove ssssei, piccola, piccola White – proseguì Thiss. Con un sibilo, rivolse gli occhi di lato, e come se le fiammelle delle sue pupille avessero potuto bruciarla, la nebbia si diradò in un corridoio sottile, che terminava di fronte a un altro dolmen. Tra le sue pietre non c'era alcun prigioniero, solo oscurità.

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